Infrastrutture a Varese: Univa chiede una zona logistica speciale a Malpensa

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VARESE – «Le infrastrutture sono la chiave per un rilancio sostenibile». Questo il messaggio dell’assemblea del gruppo merceologico dell’Unione degli industriali della provincia di Varese. Un’occasione nella quale il presidente di settore, Roberto Paciaroni, ha potuto sottolineare il ruolo cruciare di Malpensa: «La creazione di una Zona Logistica Speciale per l’area di Malpensa sta diventando sempre più una priorità».

Malpensa è una priorità

Occorre la creazione di una Zona Logistica Speciale per l’area di Malpensa in grado di attrarre investimenti sul territorio. La proposta è stata messa sul tavolo della discussione per le politiche di rilancio del territorio da tempo. Prima ad avanzarla è stata proprio Univa. A rilanciarla è ora il Gruppo merceologico “Servizi Infrastrutturali e Trasporti” di Univa e il presidente Roberto Paciaroni: «Se guardiamo alla nostra provincia i più forti timori occupazionali oggi si concentrano sulle 40 mila persone a cui dà lavoro Malpensa tra attività aeroportuali, aziende ad esse connesse ed indotto».

Non bastano gli ammortizzatori

Occorre, dunque, reagire, investendo, perché, è il monito uscito dall’assise, «non sarà sufficiente – aggiunge Paciaroni – arroccarsi all’infinito sugli ammortizzatori sociali». L’appello è quindi quello di far leva su un settore sempre più strategico per il territorio. Sia per i numeri che esprime a livello di attività economiche, sia per la posizione geografica di Varese che la pone al centro dei principali corridoi di trasporto europei: l’asse Nord-Sud Rotterdam-Genova e quello Ovest-Est Lisbona-Kiev.

Attenzione ai lavoratori

Con Malpensa a fare da ulteriore trampolino di lancio sul mondo per la manifattura di tutto il Nord Italia. Una geografia infrastrutturale che ha ripercussioni positive sull’indotto. Basta guardare ai numeri che esprime all’interno di Univa il Gruppo merceologico “Servizi Infrastrutturali e Trasporti” che con le sue 57 imprese dà lavoro a 7.614 addetti, l’11,8% di quelli impiegati all’interno delle aziende associate.

Dunque, su cosa far leva per incamminarsi verso una crescita post-Covid? «Per un rilancio del territorio – è stata la risposta del presidente – serve una strategia e una visione comune». A partire da un rilancio della domanda pubblica attraverso un piano di investimenti in infrastrutture sostenibili. Paciaroni le elenca, mettendo in fila le priorità: completamento della Pedemontana, collegamento ferroviario Malpensa T2-Gallarate, allargamento del tratto ferroviario Rho-Gallarate.

«Bisogna partire da qui, puntando su opere che facciano da stimolo per l’attivazione del lavoro, moderne in chiave ambientale e in grado di potare benefici di lungo periodo proiettando il territorio nel mondo». Ecco, dunque, il richiamo per la creazione di una Zona Logistica Speciale per Malpensa in grado di attrarre investimenti sul territorio, che fa eco alla proposta già lanciata a suo tempo dallo stesso Presidente di Univa, Roberto Grassi.

Il futuro della logistica

Sviluppo infrastrutturale, al di là dei luoghi comuni, è, secondo Paciaroni, sinonimo di sostenibilità. Anche e soprattutto in vista di uno sviluppo del trasporto intermodale che vede in Hupac un centro nevralgico, un’arma in più che la provincia di Varese può giocarsi.  Occorre dar vita a un sistema infrastrutturale che sia all’altezza di un mondo della logistica in profonda trasformazione come spiegato alle imprese varesine del settore durante l’Assemblea del Gruppo merceologico di Univa da Fabrizio Dallari, docente di Logistica e Supply Chain Management della LIUC Business School.

Che ha parlato di resilienza, trasparenza, sostenibilità: i tre pilastri che caratterizzeranno la logistica nello scenario post Covid. «Le imprese stanno facendo i conti con il crescente fenomeno della scarsità di visibilità sul futuro. Una volta programmavano acquisiti e gestione del magazzino nell’arco di sei mesi. Oggi se non proprio alla giornata si ragiona al massimo su un arco temporale di tre settimane».

Gli studi della Liuc

La mappa dei rischi che possono bloccare i meccanismi delle varie supply chain ormai globali è sempre più fitta. Non è solo questione di pandemia, ma anche eventi terroristici, disastri ambientali, condizioni metereologiche estreme, tensioni geopolitiche. Tutto contribuisce a rendere difficile l’organizzazione della rete di fornitura e le attività logistiche.

Da qui le sfide sempre più difficili che le imprese stanno affrontando. Secondo un’indagine svolta a livello internazionale dalla LIUC Business School tra le strategie più battute c’è: il raddoppio dei fornitori per avere dei backup e diversificare il rischio (53% del campione), l’aumento delle scorte in magazzino (47%), la regionalizzazione dei produttori accorciando le catene di fornitura (38%).

«Tutte soluzioni – ha commentato Dallari – che comporterà a breve un aumento dei costi per le aziende e tutto il sistema logistico, ma che nel lungo periodo si trasformeranno in investimenti in grado di dar vita ad un sistema più efficiente. Il settore dei servizi infrastrutturali e dei trasporti deve adeguarsi e farsi trovare pronto. Cantieri e investimenti in opere pubbliche moderne e sostenibili permettendo».

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