La Grande Guerra, il messaggio ai giovani d’oggi

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Mauro Croci

Pubblichiamo il discorso di Mauro Croci, primo cittadino di Sumirago, in occasione delle celebrazioni per il 4 Novembre. Ci sembra un intervento ricco di spunti di riflessione e, anche per questo, degno di nota.

di Mauro Croci*

Oggi qui davanti al monumento dei Caduti, celebriamo nella nostra frazione di Quinzano la ricorrenza del 4 Novembre: la Festa dell’Unità Nazionale e la giornata tradizionalmente dedicata alle Forze Armate. Le celebrazioni di oggi assumono poi un significato ancora più importante poiché ricorrono i 100 anni dalla fine della Grande Guerra.

Il 4 novembre 1918 aveva infatti termine il primo conflitto mondiale, un evento che ha segnato in modo profondo ed indelebile l’inizio del secolo scorso e che ha determinato in seguito radicali mutamenti politici e sociali.

C’è qualcuno che sostiene l’inutilità di commemorazioni come quella odierna. E lo sostiene a cento anni esatti dalla fine della Grande Guerra. Probabilmente chi vuole cancellarne il ricordo vuole cancellare anche la memoria collettiva del nostro passato, non soltanto di un evento bellico che, piaccia o no, ha lasciato un segno indelebile nella storia del nostro Paese. Dopo Vittorio Veneto il nostro Paese è cambiato ritrovando, al prezzo di lutti e sacrifici, lo spirito risorgimentale dell’unità d’Italia; ma è cambiata anche, e in meglio, la coscienza di un popolo, rafforzandone nel contempo l’identità nazionale.

Non si dovrebbe mai plaudire alle guerre, ma quella guerra, quel periodo carico di passioni anche contrastanti e di sentimenti patriottici, rappresentano al di là di ogni retorica, un esempio per il presente. Certo, impossibile passare sotto silenzio la crudeltà dei combattimenti, gli esiti esiziali e le sofferenze che ne  derivavano, l’impietoso cinismo dei generali che mandavano al massacro migliaia di giovani fanti, nella stragrande maggioranza contadini, braccianti, operai, molti dei quali analfabeti; né si possono tacere le decimazioni che, spesso, senza vere ragioni, toglievano la vita a soldati innocenti e inermi davanti ai loro comandanti; eppure, dicevamo, rimane un esempio, che per paradosso rimanda ai nostri giorni, caratterizzati a loro modo da altri tipi di crudeltà; rimane un esempio perché oggi fa clamorosamente difetto la forza degli ideali che allora sostenevano gli uomini mandati al fronte, capaci di reagire a Caporetto mossi da uno slancio ideale e da un obiettivo comune in nome della Nazione. Valori che pare non esistano più. A cominciare dal valore della memoria, senza la quale non ci potrà essere un futuro compiuto e sostenibile. La memoria che ci consente di apprendere il bene anche da una immane tragedia come la Grande Guerra. Per questo, anche cento anni dopo, resta attuale il dovere del ricordo per evitare che perdendo il passato si finisca per perdere il futuro.

Ieri scrivendo questo discorso mi sono chiesto cosa dire oggi, in particolar modo ai giovani che mi auguravo presenti e numerosi a questa celebrazione del 4 Novembre. Ho chiesto a mio figlio,  ventenne, di esserci perché è soprattutto a loro, alle nuove generazioni che dobbiamo  trasmettere la consapevolezza di quel momento storico così importante per le vicende italiane. Loro che saranno i futuri cittadini adulti con la responsabilità di guidare tra pochi anni questa nostra Italia.

Oggi sentiamo tutti un bisogno profondo di essere rappresentati da persone corrette, oneste, chiare, in cui avere fiducia e a cui dare fiducia e soprattutto alle quali affidare le nostre speranze. Il periodo che stiamo vivendo è certamente uno dei più difficili, se non il più difficile del dopoguerra, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista politico-sociale. Tuttavia ritengo che se siamo stati capaci di ripartire dopo le due guerre mondiali che hanno devastato il nostro paese, possiamo riuscirci anche adesso anche se la guerra è diversa da quella di allora, e il nemico si chiama “Egoismo – Indifferenza “.

​Oggi siamo coinvolti e testimoni di due grandi fenomeni sociali: da una parte le difficoltà di molte nostre famiglie che non hanno più mezzi economici per poter vivere e rispetto alle quali i governi devono trovare soluzioni atte a garantire a tutti una esistenza dignitosa.  Dall’altro viviamo in un contesto mondiale in cui essere cittadini italiani significa fare i conti con l’immigrazione, l’accoglienza, la collaborazione, la solidarietà e il rispetto reciproco. Riuscire a ricostruire una società in cui, accanto al miglioramento delle condizioni economiche delle nostre famiglie, avvengano l’integrazione e l’accoglienza, senza emarginazione, senza discriminazione di razza, di sesso, di colore della pelle, costituisce uno degli obiettivi più importanti che si deve dare il nostro Paese.Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte, dobbiamo impegnarci per affermare questa idea di Italia. Ma questo impegno in particolare è affidato ai giovani, alla vostra generazione. Siete voi ragazzi e giovani presenti qui oggi destinatari di un messaggio che parla al futuro; sarete voi i padri di una società da costruire e migliorare. L’Italia ha bisogno delle vostre energie e delle vostre idee, dei vostri sogni, del vostro entusiasmo.

In occasione di questa ricorrenza speciale, i monumenti ai caduti delle nostre cinque frazioni  sono stati  arricchiti da stele tricolore,  iniziativa ad opera del gruppo consigliare Insieme per Cambiare Sumirago, un gruppo di volontari ed alcune associazioni d’arma. E’ un’iniziativa lodevole perché riempie di significato questa ricorrenza che non è solamente una ricorrenza dell’amministrazione ma di tutta una comunità. A loro va il ringraziamento mio personale e dell’ amministrazione che rappresento, così come il  ringraziamento va a tutti quei volontari silenti che nel corso dell’anno, da ormai parecchi anni, si prodigano per la manutenzione dei monumenti e dei vicini cimiteri.

Nella ricorrenza del 4 Novembre si celebra anche la festa delle Forze Armate e si rende omaggio, da sempre al ruolo storico che L’Esercito Italiano e tutti i nostri Corpi Militari hanno avuto nel tempo, non solo sotto il profilo dell’impegno per la difesa e la sicurezza del territorio , ma anche come presenza e punto di  riferimento nei momenti di difficoltà che il Paese ha dovuto affrontare.

Tutti noi abbiamo ben impresse nella mente le immagini del recente disastro del ponte di Genova, degli smottamenti ed esondazioni di questi ultimi giorni, del terremoto delle Marche e prima ancora dell’Aquila e dell’Emilia. Accanto ai volontari, accanto alle persone che si facevano forza per reagire, c’erano e ci sono sempre le donne e gli uomini delle nostre Forze Armate, presenza fondamentale, solida, concreta, infaticabile. Come non rivolgere poi un pensiero ai nostri militari impegnati fuori dai nostri confini nelle diverse missioni all’estero, in luoghi di crisi, ambasciatori di pace ed al servizio della pace sempre molto lontana tra quelle popolazioni in sofferenza. Così come un pensiero affettuoso va ai nostri militari impegnati in mare nelle missioni umanitarie con il compito di salvare dalla morte e dalla sofferenza migliaia di migranti disperatamente sfuggiti alla tragedia ed al dolore della loro terra.

Quando le nostre Forze Armate diventano il simbolo e l’immagine della vita e della solidarietà, quando i nostri soldati esprimono con la loro azione, i loro gesti, il loro sacrificio i più alti sentimenti di umanità, sentiamo affermarsi i più nobili principi della nostra Costituzione ed io e tutti noi dobbiamo profondamente essere orgogliosi di essere italiani.

L’ultimo pensiero va infine ai nostri caduti. Ai caduti di quella guerra finita 100 anni fa e di tutte le altre guerre. Commemoriamoli oggi e sempre con affetto e devozione. Ricordiamoli con riconoscenza e gratitudine perché hanno lottato e sono morti per un ideale nobile in cui credevano. Con grande generosità hanno sacrificato la loro giovane vita per l’Italia e per garantire a tutti noi un’esistenza da cittadini liberi in un paese libero e in pace.

*sindaco di Sumirago

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