Legnano, Comune naviga “a vista” in attesa di ulteriori sviluppi della crisi

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LEGNANO – Il Comune di Legnano prosegue la sua turbolenta navigazione amministrativa sotto la guida provvisoria del commissario prefettizio, in attesa di conoscere gli sviluppi della crisi politica e giudiziaria che investito la città. Il ritiro delle dimissioni da parte del sindaco Gianbattista Fratus, agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione e turbativa d’asta e corruzione elettorale, ha gettato benzina sul fuoco, aperto nuovi scenari e allontanato l’ipotesi del commissariamento e, di conseguenza, di elezioni anticipate. Di fatto il dietrofront del sindaco, arrivato a pochi giorni dal termine utile (20 giorni a partire dal giorno in cui aveva depositato le dimissioni), mantiene in carica il Consiglio comunale e dà a Fratus la possibilità di tornare a guidare l’ente locale, nel momento in cui venisse meno il provvedimento cautelare preso nei suoi confronti dalla Procura di Busto Arsizio. Fino ad allora, Fratus rimane sospeso dalle funzioni e sostituito dal vice prefetto Cristiana Cirelli, incaricata in via provvisoria dal prefetto Renato Saccone di svolgere l’ordinaria amministrazione.

La Lega fa quadrato intorno a Fratus

A favore della contromossa del sindaco continua a dichiararsi la Lega, e non potrebbe essere altrimenti: in politica da vent’anni, Fratus (nella foto in alto con l’on. rhodense Fabrizio Cecchetti) è uomo della Lega e amministratore di vecchio corso di Legnano (oltre che sindaco dal 2017, in precedenza era stato assessore e vicesindaco), una delle città-simbolo del Carroccio. Dopo aver incassato il sostegno espresso in un comunicato dal segretario nazionale della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, e da tutti i sindaci, i consiglieri regionali e i parlamentari della circoscrizione del Ticino, Fratus si è visto ribadire la fiducia dello stesso segretario federale Matteo Salvini: «Conosco Fratus – ha detto il vicepremier nel corso di un comizio a Romano di Lombardia (Bg) – come persona seria, corretta e perbene, così come Siri, Rixi, Attilio Fontana [tutti leghisti indagati per motivi diversi, nda] e tanti altri. Se ha ritirato le dimissioni – ha aggiunto Salvini – vuol dire che si sente assolutamente tranquillo. Fare il sindaco è un mestiere difficile, quindi ha il mio sostegno».

Di Maio e i Cinque stelle furiosi

Di tutt’altro tenore la posizione degli alleati di governo. «Bisogna dare dei segnali chiari – ha detto sul “caso Legnano” il sottosegretario Stefano Buffagni – mi auguro che il ministro degli Interni faccia il suo lavoro su questo tema più da ministro degli Interni che da leghista. Il sostegno della Lega a Fratus non mi trova per niente d’accordo, il paradosso che un sindaco ai domiciliari ritiri le dimissioni fa un po’ sorridere». L’altro vicepremier Luigi Di Maio, che nel giorno dell’arresto del sindaco, lo scorso 16 maggio, aveva parlato di «nuova Tangentopoli», è tornato ad esprimersi in questi termini: «Un caso come questo non sarebbe mai avvenuto nel nostro movimento. Ne abbiamo avuto uno in dieci anni, lo abbiamo espulso e deve stare lontano da noi chilometri».

Tante domande ancora senza risposta

Mentre le opposizioni insistono nel chiedere le dimissioni ai consiglieri “superstiti” («basterebbe che 3 consiglieri di maggioranza tirassero fuori gli attributi e si dimettessero per far nuovamente perdere il numero legale al Consiglio comunale che verrebbe così sciolto») e allo stesso sindaco, in città ci si interroga, oltre a che cosa accadrà ancora, sul dietrofront di Fratus. Una delle domande ricorrenti, destinata però a restare almeno per ora senza risposta, è quanto sia stata spontanea la scelta di ritirare le dimissioni e quanto invece “politica”, cioè imposta dal partito. Decisamente più personale viene ritenuta la decisione di lasciare l’incarico, presa al momento dell’arresto. Legnano rimane ora in attesa del pronunciamento del TAR sul ricorso delle opposizioni (cui potrebbe seguirne un altro) sulla legittimità degli atti, a cominciare dal bilancio, approvati dal Consiglio dopo la singolare procedura di surroga del primo consigliere dimissionario.

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