Legnano, missione umanitaria al confine ucraino per portare in Italia 45 profughi

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LEGNANO – È giunta a termine con successo la missione di solidarietà al popolo ucraino promossa da Confartigianato Alto Milanese insieme a Vab Lombardia e al Giornale di Legnano. Lo scorso 12 aprile, martedì, un gruppo di volontari partito da Legnano è arrivato dopo più di 1.600 chilometri di viaggio nella città polacca di Przemyśl, al confine tra Polonia e Ucraina, per portare in Italia 45 persone, in buona parte provenienti da Leopoli (nella foto in alto, il raggruppamento dei profughi alla stazione di Przemyśl; sotto, uno dei bambini in fuga dalla guerra; foto di Erik Colombo).

Si tratta principalmente di donne (solo due gli uomini, anziani e in non perfette condizioni di salute), fuggite dalla guerra insieme ai propri figli, molti dei quali in tenera età. L’operazione è stata resa possibile grazie all’impegno di Confartigianato Imprese Alto Milanese, che ha raccolto i fondi necessari per il viaggio, e alle volontarie di Vab-Vigilanza antincendio boschivo Lombardia-Protezione civile nelle persone di Bettina Musazzi e Monica Canu.

Sanavia: «Gesto concreto del nostro valore di artigiani»

«Quando l’imprenditore Paolo Rossini – racconta Massimo Vernacotola, direttore del Giornale di Legnano, fra i promotori della missione – mi ha proposto di individuare un soggetto per dar vita a questa iniziativa, non ho esitato a coinvolgere gli amici di Confartigianato». Associati e dipendenti dell’organizzazione hanno contribuito di tasca propria, «traducendo nel concreto – sottolinea il presidente, Gianfranco Sanavia – quel “valore artigiano” di cui andiamo tanto orgogliosi».

I volontari di Vab Lombardia, che ha contribuito economicamente e tramite il suo personale, si sono occupati dell’organizzazione certosina del viaggio, della raccolta di derrate alimentari per la sua durata e della collocazione dei profughi sul territorio. Infine, grazie all’organizzazione Totheborder, 8 ragazzi di Rimini con all’attivo 70.000 euro raccolti e decine di missioni eseguite, attraverso collegamenti diretti con le onlus ucraine, una intensa attività sui social e manifesti appesi al confine con l’Ucraina, i profughi non devono passare dai centri di accoglienza, ormai intasati e diffusamente infettati dal Covid, ma anche spesso frequentati da gente senza scrupoli che vorrebbe sfruttarli.

Solo donne e bambini, gli uomini al fronte

Il viaggio di ritorno ha fatto tappa a Portogruaro, dove sono scesi 4 passeggeri, Padova (2), Desenzano del Garda (11), Val Lomellina (8, nel Centro della Croce Rossa) mentre 20 passeggeri sono arrivati a Milano, per ripartire verso altre destinazioni (Napoli, Rimini, Roma, Piacenza, Catania e Foggia).

Durante il viaggio i bambini e i ragazzi erano spesso in collegamento video con i propri padri, la cui divisa militare ha confermato che gli ucraini abili sono tutti al fronte. Nei loro occhi e in quelli delle loro consorti nessuna lacrima: solo il dispiacere per la lontananza e lampi d’orgoglio. Molti di loro sono di modesta condizione economica, ma vi sono anche persone della media borghesia, gente “normale”, che di colpo ha visto la propria vita stravolta, il marito partire per il fronte, le fonti di reddito azzerate. E che, soprattutto, ha conosciuto il terrore per l’incolumità dei propri figli, desiderando solo approdare in un posto sicuro per loro.

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