L’idrogeno all’ex cartiera divide Cairate. Lattuada e M5S nel fronte Nimby

CAIRATE – “Not in my backyard”. O meglio, non nella mia Valle. Il progetto della Hydrogen Valley all’ex cartiera Vita Mayer sul fondovalle dell’Olona inizia a mobilitare il dissenso. Lunedì sera, 18 marzo, l’iniziativa organizzata dal gruppo di opposizione “Progetto Comune Cairate” sul tema ha fatto il pieno nella sala consiliare del Monastero di Cairate. E sono venute a galla le prime contrarietà, come quella di Checco Lattuada, storico esponente della destra bustocca (e marito dell’assessore ai servizi sociali Elena Blini), e perplessità, tra cui quelle espresse da Massimo Uboldi, referente M5S per il sud della provincia di Varese.

L’incontro «per capire»

Al tavolo dei relatori, nella serata condotta dal capogruppo di Progetto Comune Cairate Andrea Di Salvo (esponente di Azione), c’era Nicola Siliprandi, “padre” della Hydrogen Valley di Mantova (da braccio destro dell’allora presidente della Provincia Beniamino Morselli), chiamato ad illustrare pregi e opportunità di un modello che nella città di Virgilio, in partnership con Sapio, ha trovato il suo fulcro nelle aree dell’ex petrolchimico Montedison, dove si punta a produrre 1500 tonnellate di idrogeno verde all’anno. A Cairate è la società Expand ad aver acquisito le aree dell’ex Cartiera per realizzare un impianto di produzione di idrogeno da fonti rinnovabili (fotovoltaico) da 100 tonnellate annue, sulla base di un progetto PNRR che vede coinvolto anche il Comune di Busto Arsizio (che era presente in sala con l’assessore Giorgio Mariani).

L’esperto Nicola Siliprandi al centro con il gruppo di Progetto Comune

La Hydrogen Valley

Una Hydrogen Valley «è un territorio che si candida ad avere una regia pubblica per riconvertire la regione più inquinata d’Europa, dove sono concentrate industrie, traffico e caldaie» le parole di Siliprandi. «Contrariamente al nucleare nessuno lo sponsorizza e lo promuove, ma la tecnologia per l’idrogeno verde c’è tutta, bisogna metterla a sistema – sostiene l’esperto – costa troppo? L’idrogeno maturo lo vedremo nel 2030, ma rispetto al prezzo bisognerà tenere conto del fatto che l’industria tra il 2030 e il 2050 dovrà pagare i certificati verdi se sfora certi limiti di emissioni, e il mercato sarà condizionato da quel fatto».

Lattuada: «Non nella mia Valle»

«Sono terrorizzato dal suo intervento». Il primo a rompere il ghiaccio al termine della relazione è proprio Checco Lattuada, che a Cairate ci vive ma che a Busto Arsizio è stato consigliere comunale per An e Pdl, coordinatore di collegio e poi papabile candidato alle regionali di Fratelli d’Italia, ma anche ultras Pro Patria “daspato” e recentemente tornato alla ribalta per un saluto romano pubblicato sui social. «Cairate ha 7000 abitanti e una valle imbucata, senza le linee di comunicazione di Mantova – tuona – questa area non è consona, è una valle che ha dato tantissimo e che ha bisogno di essere rinaturalizzata, non reindustrializzata. Se mi affaccio da un Monastero che ha 1500 anni vedrò pannelli fotovoltaici? Voglio bene all’idrogeno, ma la Hydrogen Valley si faccia alla Montedison di Castellanza, non qui».

E l’alternativa?

Anche il pentastellato Massimo Uboldi non nasconde i suoi dubbi: «Non è che l’idrogeno verde sarà come la benzina verde? Vogliamo sapere se questo progetto sta veramente in piedi, tra costi di bonifica e di stabilizzazione della molecola per la distribuzione, o se è solo un accaparramento di fondi del PNRR». L’esperto Nicola Siliprandi però chiede «fiducia nella tecnologia» e ribadisce che la Hydrogen Valley «è una grande opportunità. Ma la domanda è: qual è l’alternativa, lasciamo la cartiera lì ancora per trent’anni?». A questo punto, la risposta dovrà darla il Comune di Cairate.

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