Liste in campo a Cerro. Bene Comune: «Paese fermo e spento, va rilanciato»

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CERRO MAGGIORE – Liste in campo a Cerro Maggiore nella campagna elettorale-lampo per le amministrative. Fra tre settimane si vota per il sindaco e oggi, domenica 23 aprile, Bene Comune che candida Roberta Cè si è presentata alla stampa con una “colazione elettorale” nel giardino di casa sua (nella foto sopra). Nello stesso momento, centrodestra in piazza con un gazebo e il capo delegazione di Fdi al Parlamento europeo, Carlo Fidanza (sotto).

«Ho voluto portare il mio sostegno alla lista del Centrodestra Unito – ha detto Fidanza – che a Cerro Maggiore è pronta a riconfermare il buongoverno del sindaco Nuccia Berra. Di queste elezioni si parla poco ma sono importantissime: dobbiamo continuare a costruire una filiera di governo che parte dai Comuni e arriva fino a Roma e all’Europa, garantendo ai cittadini opportunità e crescita».

Cè: «Sulle alleanze hanno pesato le scelte nazionali»

Di seguito, i punti salienti toccati da Cè, che nel mandato precedente si era dimessa da consigliera comunale per l’incompatibilità con il ruolo di presidente del Corpo musicale cittadino: ruolo che non le impedisce di candidarsi e a cui è pronta a rinunciare nel momento in cui sarà eletta.

LISTA. «Andare alle urne con una sola lista sarebbe stato veramente brutto. Siamo un gruppo civico a traino Pd, con volti nuovi e non. Un gruppo presente, curioso, che rappresenta un po’ tutte le fasce di età e le realtà sociali di Cerro, tutti del comune, ognuno con la voglia di rappresentare se stesso e le istanze di altri. L’unico passaggio in consiglio comunale l’ho fatto io, ma anche in caso di sconfitta cinque di noi entreranno in consiglio: un risultato minimo che è già tanto perché permette di crescere. In caso di vittoria, il lavoro sarà più arduo ma le competenze ci sono, oltre alla possibilità di avvalersi di esterne».

OBIETTIVI. «Vediamo una Cerro spenta, dove le attività commerciali chiudono e si è persa la socialità. Occorre farla ripartire e rivitalizzarla. Come vanno monitorati i tanti lavori pubblici che stanno partendo, economicamente impegnativi. A Cerro manca il tessuto culturale e sociale più che a Cantalupo, dove vi contribuiscono le associazioni».

ALLEANZE MANCATE. «Il Pd si è messo al tavolo come parte politica con altre realtà politiche di Cerro, ma le ricadute nazionali hanno prevalso sui rapporti locali che erano di amici. Il Terzo Polo qui è nato da un pezzo del Pd che è passato dall’atra parte e da persone che avevano fatto il percorso dell’amministrazione precedente con Piera Landoni. Spiace che non c’erano le dinamiche giuste, ma non c’erano candidati imposti. Personalismi e ricadute “dall’alto” hanno determinato la mancanza di una quadra. Azione è rimasta fuori, mentre Italia Viva è con noi, come a livello nazionale. Il progetto della lista rimane quello di essere attrattiva per chi ha voglia di mettersi in prima persona a fare qualcosa per Cerro».

PROGRAMMA. «Alcuni trascorsi hanno lasciato un peso economico ancora da affrontare. Su via Dante, giusto lo sgombero rispetto alla situazione socio-sanitaria, ma le persone riallocate vanno seguite e aiutate, mentre l’area va tenuta sotto controllo e recuperata, magari con un tavolo per capire se farne un parco pubblico, una Rsa o altro coinvolgendo San Vittore, visto che è al confine con essa.

«Per noi la partecipazione è importante, a partire dalle associazioni. A Cerro ci sono tante realtà sconosciute, come il Chiostro Solidale e associazioni sportive, anche se sono stata presidente della consulta e so che mettere allo stesso tavolo persone con diversi interessi è difficile. Vogliamo riprendere e riproporre molte cose fatte nel sociale due amministrazioni fa e poi lasciate in stand by. Andremo a cercare tecnici che ci aiutino in alcuni assessorati, a partire dall’alveo del bilancio. Della nuova Biblioteca su tre piani, per cui l’attuale personale non basta, ci chiediamo come sarà fruita e dove saranno posizionati gli uffici comunali; inoltre vogliamo farla esistere anche a Cantalupo, dove c’è grande affluenza.

«Ci piacerebbe un ufficio tecnico più al servizio del cittadino, che raccolga le difficoltà prima di dettare le regole. Di Azione restano nel programma le Comunità energetiche rinnovabili e con loro ci piacerebbe fare un percorso insieme sul piano ambientale e sociale, anche se non su quello politico».

NUOVO CENTRO. «Del rendering pubblicato sul sito del Comune alcune cose non sono male, ma non c’è visione d’insieme e manca la socialità. Bisognerebbe pensare a chiudere il centro al traffico alcune domeniche all’anno per rivitalizzarlo, al pari delle attività commerciali».

GIOVANI. «Pensiamo a un evento loro dedicato prima della fine della campagna elettorale. La fascia d’età fino ai 40 anni fatica ad avvicinarsi e a dire che cosa vuole, ci piacerebbe che lo facesse. Nel programma c’è uno sportello per il disagio psicologico dei giovani perché non si trasformi in patologia, all’interno dell’ambito di Cerro Città della salute».

Non è un posto per giovani

Per i giovani, hanno preso la parola quelli candidati al consiglio comunale. A partire da Veronica Giudici, 23 anni, educatrice sociale («ritengo fondamentale che anche noi giovani ci mettiamo in gioco. Mi piace molto l’idea di ascoltare e cogliere i bisogni delle persone del mio paese») passando da Elisa Croci, 31, impiegata e già candidata («rappresento Cantalupo, che vuole essere presente e non lamentarsi soltanto di essere una frazione») e Federico Proverbio, 25 («vorrei vedere Cerro tornare ad essere una vera e propria comunità di persone. Non vedo giovani che la frequentano, io stesso mi sposto per cercare attività commerciali o ricreative che qui non ci sono») fino a Simone Gianazza, 30 anni («non ho il culto della città, la provincia mi piace ma va valorizzata e resa attraente, mentre il paese si va impoverendo a livello di eventi, cultura e attrattiva»).

Landoni: «Manca un piano d’azione»

Presente anche Piera Landoni, già candidata sindaco nel 2018. «Questa lista – spiega – è nata per rimettere in moto il paese in tutti i settori, dalla piazza diffusa e i luoghi della socialità che non ci sono alla scuola, dove c’è la necessità di un istituto professionale, alla casa delle associazioni, che oggi devono chiedere un patrocinio con tre mesi di anticipo. In un paese che è fermo, vedo cartelli di opere dove non c’è nulla di condiviso, manca la segnaletica intelligente, la Polizia locale è di nuovo sotto organico. Anche quello della Bomboniera dal mio punto di vista non è un intervento ottimale, è spendere soldi che sono arrivati.

«Questa maggioranza si vanta dell’hub vaccinale, ma è la Regione che ha stabilito dove farli. E il progetto deve avere un seguito, il problema del Long Covid, con uno studio sugli abitanti delle conseguenze e degli interventi fattibili per chi ne è stato contagiato. Insomma, in questo come in tutti i settori bisogna avere un disegno».

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