La battaglia di Tornavento e la Lonate che fu. I reperti in una mostra permanente

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LONATE POZZOLO – Reperti bellici, testimonianza della battaglia che nel 1636 si è svolta a Tornavento. Ma anche oggetti che raccontano la società di Lonate Pozzolo, la sua vocazione agricola in epoca romana – probabilmente anche prima – e le abitudini che nei secoli hanno accompagnato un mondo in evoluzione. Una tradizione che oggi viene svelata ai cittadini, attraverso una mostra permanente che sarà ospitata nelle sale del monastero San Michele. L’inaugurazione è in calendario per sabato, 25 marzo.

La battaglia di Tornavento

Uno degli eventi più caratteristici è la battaglia di Tornavento. Ogni anno l’associazione “Cavalieri del fiume azzurro” ripropone una rievocazione storica di un evento tanto significativo per il passato lonatese. Era il 22 giugno del 1636, una domenica, quando le truppe franco-sabaude e quelle della Spagna si affrontarono: un episodio della guerra europea dei Trent’anni (1618-48). Fu uno scontro affollato e sanguinoso, dove 10mila tra fanti e cavalieri combatterono dall’alba al tramonto. Ci furono circa 1500 morti per parte. Le azioni si svilupparono su un fronte di circa 2 chilometri, dal Naviglio Grande alla cascina Maggia. Il luogo della battaglia e il vicino fosso del Panperduto hanno restituito vari reperti bellici. Tra cui una punta di stendardo, fibbie e bottoni. Ma anche parti d’archibugio e palle d’archibugio in piombo. Non solo, ci sono quattro monete di rame, dette tornesi: su un lato c’è il nome di Luigi XIII re di Francia e Navarra, sull’altro la dicitura “doppia tornese”.

I reperti in ceramica

Il centro abitato di Lonate nasce in epoca arcaica. E la presenza di diverse tipologie qualitative di ceramiche lascia intendere che la popolazione fosse economicamente eterogena. Una testimonianza della vita quotidiana: gesti e abitudini che sono diventate tradizioni. Lo raccontano i reperti esposti e la particolarità dell’impasto ceramico, poco depurato e ricco di inclusi, creato per essere più resistente al fuoco. Spicca poi il fattore singolarità, caratterizzato da modelli con decorazione a “unghiate” che è tardo-celtica. Come pentole, olle, tegami e terrine. Il materiale fittile è stato recuperato tra Tornavento, il campo di “Siramattina” e il territorio della Maggia. I reperti che derivano dalle osservazioni di superficie a seguito di arature dei campi e di lavori edili. Ma anche attraverso la movimentazione della terra nella località di Cava Maggia e dell’interramento del cavo elettrico. Ritrovamenti che risalgono agli anni Novanta e i primi Duemila.

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