Milano, frode Italia-Cina da 300milioni di euro: 22 in manette

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MILANO – Ventidue arresti, quindici persone indagate, false fatture e oltre 270 milioni di euro rigirati in Cina, per poi trasferirli in Italia in contanti in Italia. Al centro del raggiro una rete di consorzi e cooperative lombardi. È questo quanto emerso da un’indagine della Guardia di Finanza di Milano, coordinata dalla Procura di Milano, su una maxi frode fiscale che sarebbe iniziata nel lontano anno 2000. Per incastrare gli indagati è stato fondamentale l’utilizzo dei virus “Trojan” all’interno dei loro telefoni cellulari, che ne spiavano le conversazioni.

Le indagini

Le società, una volta sfruttate, sarebbero state svuotate e fatte fallire, come parte di uno schema ben preciso. In manette sono finite 22 persone, di cui 10 in carcere. Le indagini dei finanzieri hanno permesso di accertare come le società utilizzate per le false fatturazioni, cooperative per il lavoro e consorzi inclusi, venivano poi fatte fallire e sostituite con altre utili al medesimo scopo. Stando alle indagini finite sul tavolo dei pm di Milano Pasquale Addesso, Grazia Colacicco e Roberto Fontana, la maggior parte dei guadagni illeciti degli indagati veniva girata in Cina attraverso false fatture a complici oltre confine e poi rinviati in Italia.

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