Moria di pesci nell’Olona, l’Ats: «Escluso l’avvelenamento». Rimane un mistero

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LEGNANO – «Dagli esami effettuati non è possibile individuare come causa di morte una delle sostanze tossiche fra quelle ricercate e sono escluse le cause infettive». È lo scarno esito delle analisi sui resti dei pesci morti a centinaia nell’Olona un mese fa: lo ha comunicato agli Amici dell’Olona l’Ats della Città Metropolitana di Milano, che ha fatto svolgere gli esami dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna che ha sede a Brescia. La moria di pesci (ma anche di topi) nel fiume rimane dunque senza spiegazioni, e senza colpevoli. Un risultato che lascia pienamente insoddisfatta l’associazione ambientalista, secondo la quale per salvaguardare la salute dell’Olona occorre una polizia fluviale.

Negativi gli esami batteriologico e virologico

Fra i documenti addotti dall’Ats, ci sono gli esami autoptici su campioni di barbi e cavedani morti prelevati nel tratto del fiume in piazza Carroccio a Legnano. Assente qualunque lesione sui pesci, gli esami non hanno rilevato la presenza di pesticidi; negativo anche il risultato dell’esame batteriologico, come pure di quello virologico. Rimane insomma un mistero la causa dell’improvvisa moria che ha praticamente azzerato ogni forma di vita animale nelle acque del fiume a monte di Legnano. «Non credendo a un suicidio contemporaneo e di massa delle migliaia dei pesci morti – commentano tra l’ironico e il concreto gli Amici dell’Olona – ed essendo convinti che si tratti di un evento straordinario e gravissimo, che potrebbe influire anche sulla salute umana attraverso i prodotti agricoli coltivati e irrigati con l’acqua avvelenata, chiediamo che le indagini proseguano sino a scoprire le cause della strage».

Nessun colpevole neanche per la marea bianca

legnano moria pesci olona causeHanno fatto un buco nell’acqua anche le verifiche sull’episodio che il 19 giugno colorò di bianco l’Olona nel tratto in cui attraversa Nerviano (nella foto qui sopra). Ne dà notizia oggi, giovedì 6 agosto, il quotidiano “La Prealpina”. L’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) ha comunicato al Comune di Nerviano di non essere riuscita a individuare l’origine dello scarico che ha tinto le acque del fiume in maniera così insolita. Anche in questo caso, dunque, i colpevoli l’hanno fatta franca.

Gli Amici dell’Olona: «Serve una polizia fluviale»

Alla luce di quanto successo, l’associazione degli “oloniani” propone «un serio servizio di polizia fluviale» che oggi manca del tutto. «La Regione – attacca l’associazione – tiene gli uffici dell’Arpa sottodimensionati e privi di risorse adeguate. I carabinieri forestali sono pochissimi in relazione al territorio di competenza e sappiamo che fanno più del possibile, ma non possono essere lasciati soli. Occorre che la Regione si attivi per coordinare le varie forze di polizia, compresa la polizia locale, oltre a dotare gli uffici dell’Arpa di personale sufficiente e di attrezzature adeguate. Comprendiamo che a molti politici faccia comodo non scoprire verità scomode, ma devono rendersi conto che questo loro comportamento non è più tollerabile. Si sta provvedendo a risolvere la questione dell’inquinamento di base del fiume, che proviene dai depuratori e non si può lasciare impuniti i criminali che hanno avvelenato l’Olona. Sarebbe un incentivo a che questi fatti si ripetano. A questo punto – conclude – se non si darà luogo a un servizio di polizia fluviale efficiente, sapremo che la responsabilità politica di eventuali altri simili fatti ricadrà su chi governa la Regione».

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