Crisi occupazione, Univa Giovani: «Usare le risorse europee per la formazione»

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VARESE Nel Varesotto la situazione è ancora difficile, soprattutto a livello occupazionale: il ricorso delle imprese alle varie forme di cassa integrazione è tornato a crescere. Nel mese di ottobre i dati segnano un balzo in avanti del +295% rispetto a settembre e del +836% rispetto a ottobre 2019. Nei primi 10 mesi di quest’anno il dato cumulato mostra un monte ore cresciuto del 798% rispetto allo stesso arco temporale del 2019. È questo lo scenario congiunturale che oggi, giovedì 3 dicembre, ha fatto da sfondo all’assemblea 2020 del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, che si è svolta in videoconferenza sul tema “Impressioni di futuro sulla nuova impresa”.

L’assenza di visibilità sugli ordini esteri

«Per un’industria così fortemente internazionalizzata come quella italiana e varesina – ha osservato Giorgia Munari, presidente dei Giovani Industriali di Univa – è l’assenza di visibilità sugli ordini esteri a preoccupare più di ogni altro dato. Confindustria e Univa avevano messo in guardia opinione pubblica e istituzioni sui rischi di un rallentamento a fine anno, ed è ciò che si sta concretizzando». Da qui la proposta, anche in vista dell’utilizzo delle nuove risorse europee, di dare priorità a una politica del lavoro inclusiva rivolta ai giovani. «Il tema delle competenze è cruciale: l’utilizzo delle risorse del piano europeo Next Generation, lo dice il nome stesso, deve andare a favore delle nuove generazioni. Abbiamo un’occasione senza precedenti per investire nella scuola, elevare le conoscenze e le capacità digitali dei nostri studenti e rendere il nostro territorio attrattivo per i futuri talenti».

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Tenere i talenti sul territorio

La strada indicata dal Gruppo Giovani Imprenditori varesino è la formazione post-diploma degli istituti tecnici superiori: «Da una parte abbiamo una disoccupazione giovanile nazionale al 30%, dall’altra un’offerta di tecnici che escono dai percorsi post-diploma degli Its insufficiente rispetto alle richieste delle imprese, soprattutto sul fronte delle competenze digitali: dobbiamo investire per ridurre questo gap. È una situazione sclerotizzata alla quale va posto rimedio, per non perdere l’aggancio con il futuro: il suggerimento è di concentrare le risorse europee proprio sugli Its». Formare i talenti però non basta, «occorrono strumenti per tenerli sul territorio»: un problema spinoso per Varese, che deve competere con un mercato del lavoro come quello svizzero.

Una provincia di confine

«Siamo una provincia di confine. Sappiamo più di altri, insieme alle province della fascia pedemontana, cosa vuol dire la fuga dei talenti. Un’emorragia di risorse che dobbiamo bloccare con un inserimento agevolato pluriennale nel mondo del lavoro, attraverso un sistema graduale di adeguamento delle aliquote contributive in aggiunta o in alternativa agli sgravi contributivi per l’apprendistato. Anche questo è un tema sul quale si potrebbero concentrare in modo proficuo le risorse del piano europeo Next Generation». Servono coraggio e lucidità: «Coraggio nel ripartire con la costruzione di nuovi modelli competitivi che hanno come fondamenta la formazione. Lucidità nel capire che la sostenibilità richiede progetti lungimiranti di lungo termine: solo così l’impresa può creare valore per se stessa e per le comunità in cui e con cui opera».

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Il ruolo dell’impresa sostenibile

Munari ha incontrato il pieno accordo del presidente di Univa Roberto Grassi, intervenuto durante l’assemblea: «L’impresa sostenibile è quella che riesce a rivestire il ruolo di cerniera di trasmissione tra presente e progresso. Una parola, quest’ultima, che più di altre deve essere sinonimo di futuro. Non sempre, purtroppo, anche nel recente passato, è stato così nel nostro Paese, che di nuova normalità ha bisogno da ben prima dell’arrivo del Coronavirus. Ma che, soprattutto, ha bisogno di tornare a crescere nel senso più ampio del termine, non solo economicamente. Non c’è progresso senza una crescita collettiva sul terreno del benessere sociale che è fatto sì di ricchezza in senso stretto, ma anche di salute, stili di vita e relazioni positive».

Il 2021 come anno-ponte

I temi affrontati hanno fatto da spunto dell’intervista al professore di Business Ethics e Sviluppo sostenibile alla Liuc Massimo Folador, al quale hanno fatto seguito le conclusioni del presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano: «Il 2021 non sarà l’anno della ripresa, rinviata al 2022. Deve quindi essere un anno-ponte, necessario a tenere insieme i fondamentali economici, e insieme costruire quella svolta necessaria, con l’aiuto di Next Generation EU, che ci aiuterà a disegnare il futuro che vogliamo con gli strumenti che riteniamo prioritari. E cioè investimenti pubblici e privati, infrastrutturazione, sostegno all’occupazione giovanile e femminile. Consideriamoli un pezzo del percorso per costruire quel futuro inclusivo, sostenibile e innovativo che abbiamo in mente».

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