«Più lavoro in carcere»: la missione per il nuovo garante dei detenuti di Busto

Pietro Roncari e Paola Reguzzoni

BUSTO ARSIZIO – «Fare qualcosa, meglio, e insieme. Sono queste le tre direttrici» che si pone per il suo impegno come nuovo garante dei detenuti Pietro Roncari, che si è presentato questa mattina in comune a Busto Arsizio, affiancato dall’assessore all’inclusione sociale Paola Reguzzoni, ma anche dal presidente della commissione servizi sociali Matteo Sabba (che “prenota” il garante per un’audizione in commissione dopo l’estate) e dai consiglieri, di maggioranza e opposizione, Orazio Tallarida e Gianluca Castiglioni.

Passaggio di consegne

Un vero e proprio passaggio di consegne a palazzo Gilardoni, di fronte all’uscente Matteo Tosi, che era in carica dal 2017 e che viene «ringraziato ufficialmente» dall’amministrazione comunale. La nomina di Roncari arriva, come annuncia l’assessore Paola Reguzzoni, «dopo una piccola rivoluzione del ruolo del garante, in seguito all’approvazione del nuovo regolamento» di questa figura scelta dal sindaco. «Il prossimo passo – fa sapere l’assessore – sarà la convocazione di un tavolo permanente con tutti gli attori che lavorano per il bene del carcere e dei suoi ospiti per una progettualità più coerente e organizzata che metta a sistema gli interventi».

«Partiamo dalle cose fattibili»

«Con l’assessore e il dirigente lavoreremo tanto insieme – le prime parole di Pietro Roncari – perché questo servizio nasce qui, è incardinato nel Comune». Il nuovo garante punta a «fare qualcosa, iniziando dalle cose fattibili. Perché il carcere non lo salviamo noi, con un tasso di sofferenza e di esclusione che fa parte del suo DNA, e i problemi magari non si risolveranno, ma migliorare le cose è già tanto». Ed è «un lavoro che continua – aggiuge Roncari – in questi anni c’è stata una semina. E nel carcere non c’è solo sofferenza, negatività, conflitto: c’è gente che cresce, che tira una riga sul passato verso la rinascita, che recupera la sua vita. Migliorare le condizioni di vita e l’inserimento sociale dei detenuti sono i due assi cartesiani che puntano gli obiettivi del ruolo del garante».

Il lavoro in carcere

Tra i “compiti” dettati dall’assessore Paola Reguzzoni c’è quello di «sensibilizzare, non tanto dal punto di vista economico quanto da quello progettuale, anche gli altri comuni che ospitano loro concittadini in carcere». E fare passi avanti concreti sul tema del lavoro in carcere: «C’è una recidività altissima soprattutto per i microreati e per noi il costo sociale ma soprattutto quello indotto è altissimo – rivela l’assessore – oggi ci ritroviamo con mogli e figli a carico dei servizi sociali con il genitore “portante” della famiglia in carcere, mentre quando un detenuto lavora può sostentare la famiglia. Si tratta di un investimento che potrebbe garantire anche un risparmio economico sul medio periodo». Per Paola Reguzzoni occorre lavorare anche sull’«educazione al lavoro per chi ha l’abitudine di entrare e uscire dal carcere: insegnare la ricchezza di una vita fatta di sacrifici e di obiettivi da raggiungere, una cultura di vita diversa e alternativa alla delinquenza, anche per le seconde generazioni dei figli dei detenuti».

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