Processo Cazzaniga, in aula i periti confermano i dubbi sul primario

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SARONNO – La super perizia, quella disposta dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio, è stata discussa oggi, lunedì 21 otgtobre, davanti al giudice Renata Peragallo. Dopo la pausa estiva si è riaperto il processo contro Leonardo Cazzaniga, l’ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, accusato dell’omicidio volontario di 15 persone (12 pazienti e 3 persone in ambito familiare). La relazione è stata redatta dai tre periti, Roberto Moroni, Giuseppe Bacis e Roberto Malcontenti, i quali hanno illustrato i capisaldi della relazione compiendo una carrellata su tutti i pazienti la cui morte sospetta è finita sotto la lente di ingrandimento della Procura di Busto Arsizio.

“Dal punto di vista metodologico abbiamo affrontato caso per caso rispondendo ai quesiti posti dalla Corte. Per ogni singolo caso è stata fatta una valutazione tossicologica e su ogni paziente le conclusioni e il possibile trattamento terapeutico per la gestione di ogni caso“. La perizia ha evidenziato complessivamente un rapporto di causalità, di varia entità a seconda di ciascun paziente. “Sul caso di Angelo Lauria – hanno detto – la morte è stata determinata dal sovradosaggio dei farmaci somministrati in pronto soccorso. Si ribadisce la grave negligenza nella condivisione del processo sedativo con il paziente che risulta vigile e lucido all’arrivo in ospedale”.

E’ stato ripetuto più volte nella relazione il concetto secondo cui “non è rispettata nella forma la buona prassi della sedazione palliative esplicitata nelle linee guida del 2007“. Anche nel caso di Pierfrancesco Ferrazzi “la morte può considerarsi concasualmente correlata alla somministrazione dei medesimi farmaci, nei modi e nei tempi predentemente descritti. L’inadeguata somministrazione dei farmaci ha accelerato l’evoluzione della malattia nella sua rappresentazione clinico sintomatologica verso l’exitus”.

Simile la situazione nel caso di Federico Mascazzini per la cui morte “può considerarsi concasualmente correlata alla somministrazione dei farmaci. L’inadeguata somministrazione dei farmaci ha accelerato l’evoluzione della malattia nella sua rappresentazione clinico sintomatologica verso l’exitus”. Un po’ differente è la situazione di Giacomo Borghi. “L’evoluzione della sua malattia può considerarsi in minima parte correlata alla somministrazione dei farmaci (morfina e midazolam. In altri termini in risposta al quesito specifico l’inadeguata somministrazione dei farmaci ha accelerato il processo di morte già in atto”. Si torna in aula a Busto Arsizio venerdì mattina.

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