Punkreas al Summerfield Festival: «Fermatevi tutti. E respirate»

punkreas paletta summerfield

CASSANO MAGNAGO – Fermarsi per respirare e riflettere su ciò che succede, in una realtà dai ritmi frenetici che spinge l’uno contro l’altro. È il messaggio dei Punkreas per il Summerfield Festival, manifestazione che  si terrà a Cassano Magnago da stasera 6 settembre al 9. Sul palco saliranno domenica con i Persiana Jones. È anche l’occasione per Paletta, storico bassista del gruppo punk di Parabiago, di raccontare la genesi dell’ultimo lavoro e fare il punto della situazione.

Come è nato “Inequilibrio”? C’è un pezzo particolarmente significativo su cui vorresti richiamare l’attenzione?

È la prima parte di un lavoro in due ep. Il secondo uscirà a fine settembre, più avanti confluiranno in un album con quattro inediti. È nato dal fatto che i nostri fan sono sempre stati affezionati al supporto fisico. In un momento in cui c’è questo tipo di musica mordi-e-fuggi al telefono, abbiamo pensato di omaggiarli con un lavoro come ai vecchi tempi. Provando anche un nuovo approccio di farli uscire in numero limitato e con poche canzoni alla volta, in modo da poterle assimilare. Il trait d’union è “Inequilibrio”, una situazione in cui si sentono tanti nel nostro Paese, indecisi, non sanno cosa fare. Sono su questo filo, in equilibrio, e non si sa da che parte andare: se andare dritti per la stessa strada o rischiare di cadere da una parte e però cercare di tirare fuori qualcosa di più. È da valorizzare il primo singolo “Fermati e respira”, un po’ uno spaccato della vita moderna: frenetica, sempre al lavoro, in cui più che la qualità si cerca la produttività, la corsa, far la gara contro il tuo collega. Secondo noi è il momento di fermarsi un attimo e respirare, anche perché più si respira e più il sangue va al cervello e le cose si fanno bene.

Domenica suonerete al Summerfield Festival di Cassano Magnago. Conoscete questa manifestazione? E cosa proporrete dal vivo?

Certo, ci siamo già stati ed è una location molto bella, poi i ragazzi che organizzano lì hanno una voglia matta e bene o male giocheremo in casa. Dal vivo abbiamo cercato di condensare il nuovo con quanto fatto fino a oggi, eseguiremo gli ultimi pezzi ma soprattutto una carrellata che ripercorre la nostra carriera che compie trent’anni, con tante pezzi storici dai primi album come “Aca toro”, “Il vicino”, “La canzone del bosco” e “Tutti in pista”.

I Punkreas sono sempre stati caratterizzati da uno spiccato impegno politico e sociale, quanto meno una spiccata attitudine ad analizzare la situazione contemporanea. Come vedi quella attuale?

Ci sono due punti di forza che hanno fatto sì che suoniamo dal 1989: innanzitutto l’attitudine a scrivere di quello che vediamo e viviamo tutti i giorni, siamo abbastanza propensi ad analizzare ciò che succede. Senza dare consigli, perchè non siamo maestri, ma cercando perlomeno di fare un po’ pensare la gente e agire di conseguenza. Lo stato attuale è molto preoccupante. Come Paese non siamo andati avanti di un centimetro, e abbiamo una situazione politica che vive di propaganda perché nei fatti e dati reali si può confutare qualsiasi parola di ciò che dice questo governo. Purtroppo la situazione è questa, propaganda, social e telegiornali riescono a far pensare la gente in un’altra maniera. L’altra sera ho sentito il presidente degli industriali veneti dire che se non ci fossero gli immigrati che lavorano nelle loro ditte sarebbe il fallimento, e queste cose passano inosservate. E poi viene fuori che rubano il lavoro però l’amianto dalle vecchie fabbriche, dai vecchi treni lo tirano via gli stranieri. E molti adolescenti italiani si approcciano al lavoro in una maniera completamente diversa da come avevamo fatto noi, nel senso che la prima cosa che chiedono è: “Quanto mi dai?”. Non ne vanno a capire il valore.

Preferivi il governo Berlusconi-Bossi o quello Salvini-Di Maio?

Sono due tipi di governo che non mi piacciono, per il semplice motivo che prima di far riflettere la gente su come si può migliorare una cosa la spaventano.

Come vedi il panorama musicale attuale, anche con specifico riferimento al genere punk? E cosa ascolti ora, quali sono le influenze dei Punkreas in questo momento?

Siamo rimasti in pochi che fanno punk ma anche a portare avanti un concetto di live suonato, un po’ perché ora le tendenze più richieste sono rap e indie, un po’ è anche venuta a mancare quella che era la spina dorsale della nostra epoca. Nei nostri primi quindici anni di vita riuscivamo a girare l’Italia, c’erano tanti locali e spazi a cui piaceva fare i live. Ora invece tanti gruppi di qualità non hanno possibilità di esprimersi, è cambiato il modo di vivere la musica, è un calderone che passa inosservato. Bisognerebbe dare più credito e respiro ai locali che vogliono fare suonare dal vivo. In giro è pieno di veri talenti, ma anche di talent show, che sono stati un po’ una rovina, un danneggiamento alla persona. Per quanto riguarda i gusti musicali siamo un gruppo un po’ anomalo, ognuno ha i propri. A me è piaciuto molto l’ultimo dei Prodigy, gli Hives e Prophets of Rage. Quello che però accomuna tutti nella band sono gli Skiantos. Freak Antoni è stato un vero precursore con una musica che definirei geniale, e poi erano grandi musicisti e rocker.

La vostra collaborazione con Lo Stato Sociale, quest’anno secondi a Sanremo, aveva suscitato molte polemiche, c’è qualcosa che vuoi dire a riguardo?

Sì. C’è una differenza generazionale, sono ventinove/trentenni ma si sono rivelati dei grandi fan dei Punkreas. Ci è capitato di incontrarli in alcune situazioni in cui c’erano raccolte fondi per il Kurdistan, la ricostruzione di una palestra in Siria, e abbiamo trovato molte più affinità di quante uno si potesse aspettare. Ne è venuta fuori questa voglia di collaborare assieme anche perché sono persone squisite, sebbene musicalmente del tutto lontane da noi. Però a volte bisogna guardare una persona non solo dal genere che fa, ma anche dai contenuti e come è.

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