Musica contro l’isolamento, “I ragazzi del quinto piano” cantano Nesli in un video

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VARESE – Un puzzle d’amore, creato attraverso un ponte invisibile che unisce distanze infinite, nel quale ognuno ha condiviso con il canto una parte di sé. È ciò che hanno realizzato “I ragazzi del quinto piano” con il loro video, lanciato venerdì 17 aprile: a unire gli adolescenti malati di tumore in cura al Day Center oncoematologico pediatrico “Giacomo Ascoli”, al quinto piano dell’ospedale Del Ponte di Varese, è stata la musica di Nesli. L’idea è nata da Jessica De Francesco e Chiara Leonardi, due giovani volontarie, che hanno coinvolto sette ragazzi e la psicoterapeuta Cristina Morresi.

Riconoscersi e stringersi in un ritmo senza fili

Jessica e Chiara, 29 e 25 anni, si sono servite del potere della musica, che ha un linguaggio universale, per creare un video artigianale, una composizione di frammenti di quotidianità che ha visto protagonisti sette ragazzi affetti da patologie oncoematologiche e i volontari della Fondazione Giacomo Ascoli che li sostengono.
L’unica indicazione è stata quella di condividere la propria tesserina del puzzle, per realizzare un progetto d’amore capace di abbattere ogni distanza. «Come sentirsi vicini in questi giorni? La risposta me l’ha suggerita la natura, che attraverso il suono unisce le solitudini. Riconoscersi e stringersi in un ritmo senza fili: è così che noi volontari e i ragazzi, grazie alla musica, abbiamo costruito un magnifico ponte e ci siamo prestati un po’ di stupore nel trovarci finalmente riuniti attorno alle note di una canzone che non si arrende», ha raccontato Jessica.
La canzone è “Andrà tutto bene” di Nesli, brano moderno che incontra i gusti dei giovani ma soprattutto che manifesta un’intenzione comunicativa positiva. Il testo è stato diviso in più parti e ciascuno ha scelto la frase che lo rappresentava maggiormente. I ragazzi del quinto piano credono nel valore del messaggio di questo video, nella meraviglia di ritrovarsi di nuovo finalmente uniti, seppur ognuno da casa propria. È stata questa forte convinzione a mantenere alto l’entusiasmo e a contagiare, nonostante il cancro e nonostante la paura del coronavirus.

Un piccolo miracolo di quarantena

A supervisionarli è la psicoterapeuta Maria Cristina Morresi, sempre al fianco della Fondazione Giacomo Ascoli: «Stiamo vivendo un’esperienza di isolamento inedita e surreale, in cui il rischio di essere sopraffatti da paure e pensieri negativi è costante. Questo sentire si accentua nei ragazzi che già stanno affrontando un percorso di vita, legato alla malattia oncologica, molto complesso dal punto di vista emotivo e relazionale».
Così l’immobilità di giorni tristi si è trasformata in un moto di cuori in fermento. L’idea astratta di due volontarie si è trasformata in un progetto sorprendente, intriso di emozioni, evoluzioni e rivoluzioni, e forse quattro minuti di video non potranno mai davvero rendere giustizia a questa grande esperienza d’amore. «A volte mi piace immaginare di poter fermare i momenti belli della mia vita con la stessa facilità con cui si piega l’angolino della pagina di un libro, per tenere il segno», ha spiegato Chiara. «Per questo piccolo miracolo di quarantena sento già, nel mio cuore che vibra di gratitudine, l’angolino ripiegato. Non per tenere il segno, ma per lasciarlo».

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