Sanzioni disciplinari e ricorsi al Tar: la faida interna all’Insubria continua

VARESE – Non fa bene all’immagine dell’ateneo varesino, ma la faida interna all’università dell’Insubria continua. E dopo la querela sporta dal prorettore nei confronti del rettore e una prima sanzione inflitta al vicario comasco dell’ateneo per mano della commissione disciplinare con una sospensione di 10 giorni i colpi di scena non sono certo terminati. Spuntano la richiesta di sanzione (sarebbe stata la terza se comminata) per il prorettore non andata in porto per questioni di termini scaduti e una sentenza del Tar. Episodi che, pur non avendo conquistato le luci della ribalta mediatica, hanno però scosso (e continuano a farlo) l’ambiente universitario.

Sanzioni e tribunale

Tre di fatto sono gli episodi che, per chi osserva la vicenda da fuori, vengono derubricati a “vicenda personale” tra due personalità agli antipodi: quella più silente del rettore Angelo Tagliabue e l’altra più “esuberante” del prorettore Stefano Serra Capizzano.

Il primo episodio, dopo la misura puniva del 2021, è una seconda sanzione – ben più pesante – a carico di Capizzano. Qui i giorni di sospensione sono passati da 10 a 25. Motivo: l’aver ripetutamente leso la reputazione di un docente davanti ad altri professori, in presenza di due studentesse e in assenza del collega “denigrato”.

Il secondo episodio, anche questo rimasto coperto fino ad ora, è la sentenza del Tar, su ricorso dello stesso Capizzano con il quale impugnò la prima sanzione. Il tribunale amministrativo della Lombardia ha respinto il ricorso e di fatto ha confermato la legittimità della punizione comminata. Sentenza che è di quest’anno e che giustifica anche l’incremento dei giorni di sospensione.

Il giallo della terza sanzione “congelata”

Resta infine un ultimo e curioso episodio. In una lettera, scritta da alcuni docenti e fatta recapitare a Malpensa24, si racconta che “un’ulteriore sanzione (sarebbe la terza in pochi mesi ndr) di 25 giorni di sospensione era stata richiesta per le ripetute esternazioni dello stesso prorettore sui giornali”. Dichiarazioni “ritenute prive di fondamento e lesive dell’immagine dell’ateneo. Il Collegio giudicante però ha ritenuta la sanzione inapplicabile a causa della presentazione tardiva della domanda». Fonti interne all’università precisano che l’entità del ritardo è stata di un paio di giorni sui termini previsti.

Dimenticanza, oppure manifesta volontà di far arrivare il messaggio del “potrei ma non voglio”? Quesito che resta sospeso negli ambienti universitari, dove, lontano da occhi e orecchie, vengono fatti uscire (copie di) documenti del protocollo particolare e memorie di docenti in cui viene ricostruita una vicenda che, al di fuori dei confini dell’Insubria, si fa fatica a cogliere nel suo nocciolo più profondo. Ammesso che ci sia. E che non si tratti di una molto “più banale” lotta di potere intestina.