Saronno, racket dei defunti in ospedale: patteggiano i medici. A processo gli altri imputati

SARONNO – Due medici hanno patteggiato. Rito abbreviato invece per cinque dipendenti delle pompe funebri coinvolti nel racket dei defunti e si va verso il dibattimento per i dipendenti dell’ospedale cittadini. La decisione sui riti alternativi e sul rinvio a giudizio infine è stata rimandata all’udienza preliminare del 5 luglio. I fatti risalgono al 2020, in piena pandemia e i reati commessi vanno dalla corruzione al peculato, alle falsità ideologica. Questo quanto emerso dall’udienza preliminare (mercoledì 10 maggio) davanti al giudice del tribunale di Busto Veronica Giacoia.

Dai falsi certificati ai furti

Due medici di base operanti all’interno dello stesso ambulatorio accreditato Asst, rilasciavano false attestazioni di malattia a dipendenti pubblici e privati che ottenevano così indebite percezioni per assenza dal lavoro; un’addetta all’obitorio dell’ospedale di Saronno (destinataria della misura degli aa.dd.), durante i periodi di assenza dal lavoro per malattia – falsamente attestata dai due medici di cui sopra – prestava la propria opera lavorativa come impiegata presso l’ambulatorio dei medesimi sanitari; due soggetti entrambi dipendenti dell’Obitorio dell’Ospedale di Saronno si impossessavano di materiale sanitario e di pulizia di proprietà dell’ospedale di Saronno per poi cederli a terzi

Gli affari con le salme

Le indagini vennero condotte dal Nucleo Operativo della Compagnia di Saronno a seguito di alcune segnalazioni giunte dalla direzione sanitaria nel novembre del 2020 in ordine a una somma di denaro ricevuta – a titolo non meglio precisato – da un addetto all’obitorio da parte di un impresario funebre del luogo. E il lavoro degli inquirenti ha permesso di accertare che: quattro titolari di onoranze funebri, disgiuntamente tra loro, elargivano somme di denaro in favore di alcuni dipendenti dell’obitorio dell’ospedale di Saronno al fine di orientare i parenti dei defunti alla scelta dell’impresa cui affidare il servizio funebre, ottenere informazioni, effettuare trattamenti di vestizione e tanatocosmesi sulle salme quando non previsto, ostentare le salme ai congiunti anche quando queste risultavano positive al Covid-19, in violazione delle norme anti-contagio.