Se la catastrofe di Barnet fosse planetaria?

iseni barnet catastrofe

di Fabrizio Iseni

Alla fine di ottobre 2017 la Fondazione Iseni organizzò a Saint Vincent (Valle d’Aosta) la sesta edizione delle Giornate Cardiologiche, congresso internazionale a cui pareciparono oltre 200 cardiologi. Il tema fu: come evitare la catastrofe di Barnet. Ovvero, come evitare – cinque anni fa – che nel 2022, anno corrente, le risorse economiche disponibili non siano più sufficienti per coprire le spese sanitarie e sociali. Nulla di più profetico, purtroppo, quando l’epidemia di Covid, la guerra in Ucraina e la siccità devastante non erano nemmeno lontanamente immaginabili.

Il tema fu dibattuto e sviscerato da autorevoli relatori con il contributo di una platea composta fra i migliori medici specialisti italiani e stranieri, e immediatamente proposto dalla Fondazione ai massimi livelli istituzionali: un segnale di allarme che ovviamente nessuno ha colto o ha voluto cogliere.

iseni barnet catastrofe
Fabrizio Iseni

Ma che cosa è la “catastrofe di Barnet”? In pochi forse lo sanno. La maggior parte dei Paesi industrializzati – fu evidenziato 5 anni fa – dovrà a breve affrontare la crisi della sanità pubblica e dell’assistenza sociale. La popolazione infatti sta invecchiando, con tutte le complicanze sociali e medico-sanitarie connesse. Si va ormai verso la sopravvivenza prolungata della popolazione – si diceva allora – sempre più afflitta da patologie croniche provocate principalmente dall’inattività e dalla sedentarietà. Medicina e assistenza destinate a sostenere quindi una popolazione presto incapace di badare a se stessa, con costi diretti e costi sociali che non saranno più sostenibili.

Lo studio fu redatto da una municipalità della cintura urbana di Londra, la municipalità di Barnet appunto, che elaborò graficamente un diagramma, conosciuto come grafico della catastrofe di Barnet, composto da due semplici curve: la crescita della spesa per la sanità e per l’assistenza sociale, e le risorse disponibili nel corso degli anni a venire. La prima linea è in progressiva e costante salita, la seconda, invece, in progressiva e costante discesa. Quest’anno, a Barnet, le due linee si incroceranno. Con due conseguenze gravissime: tutte le risorse pubbliche disponibili saranno assorbite dalla spesa per l’assistenza sanitaria e sociale, e non ci sarà più un centesimo per le scuole, le mense, le biblioteche, le strade, i lavori pubblici, la raccolta dei rifiuti ecc. Dall’anno successivo, le risorse non basteranno nemmeno più a coprire i costi sanitari. Una catastrofe appunto, che non minaccia solo Barnet.

Trasporre questa analisi e il relativo diagramma su altri fronti della vita sociale e dell’ambiente in cui viviamo è ovviamente intuitivo. La curva dei consumi e dei fabbisogni cresce, quella invece delle risorse disponibili precipita, a causa della drammatica riduzione delle stesse: il punto di congiunzione si configura come un punto di non ritorno, oltre il quale c’è appunto la catastrofe: che a Barnet è di tipo sanitario, ma che a livello planetario investe tutti gli altri ambiti della vita sociale, anzi della vita stessa sul pianeta. C’è una sola via d’uscita: raddrizzare le due curve affinché l’incrocio letale non avvenga mai. Tutto il resto sono chiacchiere. Negare l’evidenza, illudersi del contrario, restare indifferenti, lasciarsi distrarre dalle sciocchezze che edulcorano la nostra vita sociale, chiudersi nel proprio mondo, sono la scorciatoia verso la catastrofe.

Leggi anche:

iseni barnet catastrofe – MALPENSA24