Chiesti 12 anni per sequestro di persona: “Aveva rinchiuso i soci in una stanza”

SARONNO – Rischia fino a 12 anni di reclusione Francesco Crippa 52 anni domiciliato a Garbagnate Milanese e assoluzione per Khalid Hussain e Alessandro Serafino Mingrone, rispettivamente di 38 anni e 48 anni, anche loro domiciliati a Garbagnate. Sono state queste le richieste formulate nella tarda mattinata di oggi in tribunale a Busto Arsizio per un episodio di presunto sequestro di persona a scopo di estorsione avvenuto a Saronno nel 2006. Le tre persone coinvolte a vario titolo nella vicenda gravitavano in un ristorante della città, il Grill In: Crippa era l’amministratore di fatto della società che gestiva il ristorante, gli altri due erano dei lavoratori dell’attività. A richiedere la condanna è stato il Pm Adriano Scudieri, davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Renata Peragallo. La Procura ha scagionato i due imputati marginali, chiedendo invece la condanna per la figura chiave dell’inchiesta. Crippa, difeso dall’avvocato Redentore Bronzino del Foro di Monza, rischia grosso: avrebbe “rinchiuso in una stanza alcuni ex soci di un’attività commerciale comune come scopo di conseguire come prezzo per la loro liberazione un ingiusto profitto consistente nella riappropriazione e distruzione degli assegni bancari a questi consegnati il giorno precedente a titolo di corrispettivo del recesso dalla società che gestiva il ristorante”. La Procura ha fornito la propria versione dei fatti. “Il Crippa era l’amministratore di fatto del locale. Era colui che prendeva la decisioni determinanti per la vita dell’azienda. I soci che vengono convinti a costituire la società si sono trovati davanti alla situazione che le cose non andavano più bene. Crippa aveva spiegato che servivano dei soldi e nessuno era stato disponibile. Aveva chiesto rispetto alla possibilità di chiedere un prestito di aiutarlo fornendo delle garanzie ma nessuno volle metterle. Si arriva alla sua richiesta di uscire dalla società e per la liquidazione delle quote si raggiunge un accordo”. Ma nella riunione successiva qualcosa è andata storta. Il Crippa, infatti, secondo l’accusa nella saletta-ufficio avrebbe rinchiuso i soci pretendendo la restituzione degli assegni per la distruzione: “Crippa – ha raccontato il Pm – dice che gli assegni dovevano essere restituiti perchè non c’erano i fondi. E sbattè contro il muro l’ultimo socio che si ostinava a non restituire l’assegno. Ha ripetuto che da lì nessuno sarebbe uscito senza la consegna degli assegni. Gli elementi emersi vanno per la conferma del quadro accusatorio. Per gli altri due deve essere chiesta l’assoluzione – ha concluso la Procura – perchè gli elementi raccolti nei loro confronti non sono sufficienti a determinare una condanna”. A giugno toccherà alla difesa di Crippa.

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