Aimetti: «Europa, ambiente e lavoro: la mia proposta politica dopo il Pd»

Silvio Aimetti Europa Ambiente

Silvio Aimetti, sindaco di Comerio, cinque mesi fa ha lasciato il Pd. Candidato per la lista Gori in provincia di Varese, è stato il più votato con 1069 preferenze raccolte alle Regionali 2018. Un consenso personale che ora vuole far maturare in una nuova proposta politica.

Silvio Aimetti, lo scorso febbraio lasciava il Pd dopo mesi, forse anni, di incomprensioni con i vertici locali. Rimpianti?

«Assolutamente no. E’ stata una scelta consapevole per concentrarmi ora su quattro temi che ritengo fondamentali per una nuova proposta politica: Europa, lavoro e lotta alla povertà, buona accoglienza e ambiente. Sono argomenti tra loro correlati che insieme potrebbero dar vita a un nuovo modo di fare politica, anche sul nostro territorio».

Senza rivangare troppo il passato, qual è il motivo scatenante che ha portato alla rottura in un partito in cui, in un certo momento, è parso poter ambire a un posto nella leadership locale?

«Io sono sindaco, ma soprattutto sono un volontariato e un piccolo imprenditore. Nel Pd io non ho trovato il ritmo, la capacità di capire determinati cambiamenti e agire per trovare soluzioni per quelle persone che si sono sempre fidate del Pd: pensionati, lavoratori dipendenti, piccoli imprenditori, giovani interessati alle tematiche ambientali. Non ho visto la capacità di comprendere le loro richieste e di trovare soluzioni. Ho trovato, in sintesi, una dialettica sterile e scarsa dinamicità»

Secondo lei, da dove dovrebbe ripartire il centrosinistra per mettere in campo una proposta convincente contro il sovranismo e il populismo dilaganti?

«Io non so da dove dovrebbe ripartire il centrosinistra, semplicemente quello che vedo sul territorio è la voglia di una proposta politica nuova e innovativa che vada a parlare in modo più chiaro alle persone in difficoltà, confuse dalla politica salviniana basata sulle paure e non su risposte concrete in un’ottica di medio-lungo periodo. Servono risposte in particolare per i giovani, che hanno fame di opportunità, e per le persone anziane. Oggi la nostra sanità non è più in grado di dare loro risposte convincenti. E poi dobbiamo tornare ad ascoltare le nostre Pmi e le loro esigenze»

C’è uno spazio politico da conquistare?

«Certamente, ed è enorme. Il 50% di elettorato non vota, ci sono piccoli paesi in cui non si trovano candidati sindaci, ci sono consigli comunali di grandi Comuni in cui siedono personaggi da commedia di Pirandello. La politica dovrebbe impegnarsi per contrastare questa incompetenza diffusa»

Guarda con attenzione a Sala e Calenda? Le reputa due personalità in grado di realizzare a livello nazionale questa nuova proposta politica?

«Di Calenda apprezzo molto il suo appello alla “immoderazione” per quanto riguarda la lotta alla povertà e alla corruzione, due temi su cui bisogna essere estremamente incisivi. Sala invece è molto strutturato su altri due temi a cui tengo molto: ambiente e stato sociale. Quello che sta facendo a Milano è encomiabile, la sua capacità di essere pragmatici e di essere in grado di gestire la cosa pubblica oltre i partiti è quello di cui ha bisogno il nostro Paese. Quando lui si schiera contro i potentati del Pd mi viene da dire: io nel mio piccolo ho cercato di fare lo stesso»

Ma l’avversario è il Pd o la Lega?  

«Faccio l’amministratore ormai da 18 anni. Non voglio essere cattivo con la Lega e dire che ha fatto soltanto le rotonde, però in un territorio importante come il nostro non ho visto un’impronta importante lasciata dai leghisti. E invece il privato sarebbe pronto a ripartire, da subito, con una nuova stagione, investendo sull’ambiente e sull’industria green così come in passato ha fatto con il tessile, con la metalmeccanica, con l’avionica. Su questo territorio ci sono risorse tali per far ripartire la provincia di Varese, non più la provincia delle rotonde ma un traino anche a livello nazionale. Siamo ben collegati con la Svizzera e, tramite Malpensa, con il mondo. Cosa ci manca?»

Come sta mettendo a frutto le oltre mille preferenze personali ottenute con la lista Gori un anno fa?

«Io ho continuato a fare politica proprio sulla scorta di quel risultato, di cui sono molto orgoglioso. Ho preso quei voti non soltanto senza un partito alle spalle, ma con un partito contro. Ora sto creando assieme ad altri sindaci civici un tavolo di lavoro e dopo l’estate cominceremo a essere itineranti sul territorio per sensibilizzare le persone, incentivando la partecipazione competente. Non è più il momento per la polemica sterile, c’è un Paese totalmente bloccato. Io sono molto orgoglioso di appartenere a questo territorio, ma ogni tanto non mi ci ritrovo più»

Da sindaco si è occupato molto di accoglienza. Cosa ne pensa del caso Sea Watch?

«E’ stato palesemente strumentalizzato per nascondere altri problemi che ha il nostro Paese. La politica salviniana ha ormai questo scopo. Non c’è un’emergenza migranti in questo momento: in provincia di Varese c’è un numero limitatissimo di richiedenti asilo. Si ricorda la famosa quota del 3 per mille? Bene, non siamo nemmeno all’uno. Comunque io non cambio idea: i richiedenti asilo, se rispettano le regole, se studiano l’italiano, se dimostrano di volersi impegnare, possono avere una possibilità in Italia. Perché ne abbiamo bisogno. A Comerio ne abbiamo avuti otto: tutti hanno trovato lavoro e con le loro tasse contribuiscono allo sviluppo del nostro Paese. E’ l’Istat a certificare il declino demografico: siamo 55 milioni, in quattro anni è scomparsa una città come Palermo».

Silvio Aimetti Europa Ambiente – MALPENSA24