Mattanza di Samarate un anno dopo: «Aspettiamo il giorno della giustizia»

Nella foto Stefania Pivetta e Giulia Maja

SAMARATE – Esattamente un anno fa, il 4 maggio 2022, nel cortile di una villetta di via Torino, un uomo, coperto di sangue, gridava: “Vi ho fatti tutti fuori, bastardi”. Quell’uomo era Alessandro Maja, 57 anni, geometra che si spacciava per architetto, e che aveva appena portato a termine la sua mattanza personale ammazzando la moglie Stafania Pivetta, la figlia Giulia e ferendo in maniera gravissima, a colpi di martello, il figlio Nicolò, scampato alla sterminio.

Un delitto così tremendo che le parole dell’uomo (“vi ho fatti fuori tutti bastardi”), la postura, il sangue, la violenza disperata stridevano a tal punto con l’immagine di quella famiglia, di quella casa curata e allegra al punto che i vicini credettero a una rapina finita male. Invece no. L’orrore che gli inquirenti trovarono nella casa fu tale da ammutolire anche il più esperto degli investigatori.

La mattanza

Nella notte Maja, armato di martello e trapano, ha ucciso la moglie e la figlia ferendo in modo gravissimo il figlio Nicolò, unico sopravvissuto alla mattanza. L’assassino, che credeva di aver ammazzato anche il ragazzo, ha tentato – senza portare a termine l’intento – di togliersi la vita.

«E’ passato un anno, ma a noi sembra che tutto sia accaduto soltanto un’ora fa – spiega Giulio Pivetta, padre di Stefania e nonno di Gulia e Nicolò – Un’ora lunghissima, che non finisce mai e che ripropone ad ogni secondo tutto il suo carico di dolore. Ma oggi è il giorno del ricordo. Perché non possiamo dimenticare l’amore mai morto per Stefania e Giulia. Ed è il giorno della speranza che Nicolò continui a migliorare. Oggi è il momento di esprime l’amore immenso per nostra figlia e i nostri nipoti».

Samarate ricorda e prega

In serata nella chiesa parrocchiale di Samarate sarà officiata un messa in suffragio. Il sindaco Enrico Puricelli si rivolge a tutta la cittadinanza. E’ un appello forte quello del primo cittadino: «Io ci sarò perché me lo ha chiesto Nicolò – spiega – E’ un ragazzo fantastico con il quale ho un rapporto quasi quotidiano. Vorrei, però, che con me ci fosse tutta la cittadinanza. In questi mesi, in tanti hanno fatto sentire il loro appoggio, ma nell’anniversario della più atroce tragedia che ci ha colpiti, dobbiamo essere tutti presenti. E stringere in un grande abbraccio ideale questa famiglia per donare loro un gesto d’amore per Stefania e Giulia e per alleviare il male che hanno subito».

Il processo

Intanto il processo ad Alessandro Maja va avanti. In aula nessuno, durante la prima udienza, ha dimenticato il nervosismo di Giulio Pivetta che, davanti a un Maja ingrassato e stralunato, è uscito dall’aula a prendere una boccata d’aria per stemperare nervosismo e dolore.

Pivetta spiega: «Vorrei chiedergli a chi si riferiva con quel bastardi – e aggiunge – Come Nicolò vorrei chiedere perché? Perché ha voluto devastare tutta la famiglia? Sino a due giorni prima della tragedia è stato un marito e un padre esemplare. Cosa è successo?». Pivetta poi rivela un episodio raccontatogli da Giulia 24 ore prima della mattanza: «Sono andata a prenderla a tennis. Mi ha detto: «Nonno è accaduta una cosa strana questa notte papà si è seduto sul mio letto e mi ha chiesto scusa».

Pare che Maja fosse ossessionato da problemi economici in realtà inesistenti. E sul piatto processuale pesa una perizia psichiatrica: «Un uomo che pianifica una cosa del genere non può essere giudicato pazzo. Vogliamo sapere i veri motivi dell’atroce gesto, perché deve arrivare il momento della giustizia. Per noi e per Nicolò, al quale è stato tolto tutto. E che, nonostante tutto, lotta per ricostruirsi un futuro. Nostro nipote merita di avere giustizia».

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