Tigros di Solbiate Olona, in 9 verso il processo. C’è anche Paolo Orrigoni

SOLBIATE OLONA – Corruzione e indebita induzione a dare o a promettere indebitamente a terzi denaro o altra utilità. Sono questi i capi di imputazione contestati a vario titolo a Luca Antonini, all’epoca capo dell’Urbanistica del Comune di Solbiate Olona, alla sua fidanzata e ad altri sette imprenditori tra i quali spicca il nome di Paolo Orrigoni.

Le pressioni del funzionario

L’ex patron di Tigros è accusato, in concorso con Antonini, dell’indebita induzione. Chi invece è considerato dagli inquirenti il principale indagato, è proprio il funzionario solbiatese.
L’inchiesta è stata coordinata dal pubblico ministero Martina Melita e condotta dai carabinieri della stazione di Fagnano Olona. I fatti contestati risalirebbero al periodo compreso tra il 2017 e il 2018. Stando agli inquirenti Antonini avrebbe richiesto “mazzette” per agevolare le pratiche urbanistiche che arrivavano nel suo ufficio. Nel caso specifico di Orrigoni, Antonini avrebbe “chiesto” l’assegnazione alla fidanzata del progetto per la realizzazione della nuova area feste di Solbiate tra le opere a scomputo della pratica “Nuovo Tigros”.

Indagini chiuse

La procura ha chiuso le indagini e ha chiesto il rinvio a giudizio per i nove indagati. Oggi, martedì 21 marzo, davanti al Gup del Tribunale di Busto Veronica Giacoia avrebbe dovuto celebrarsi l’udienza preliminare. Udienza però rinviata a giugno per il legittimo impedimento di uno dei difensori. Il Comune di Solbiate Olona intende costituirsi parte civile nel procedimento.
Il caso era già emerso nel 2019 quando l’ex sindaco di Solbiate Luigi Melis aveva dichiarato, a fronte delle accuse di aver “vessato” Antonini, di essere stato lui a denunciare certe “mascalzonate”. Non solo. L’affaire Tigros era emerso anche dalle intercettazioni dell’inchiesta Mensa dei poveri che ha portato nel maggio 2019 all’arresto dell’allora plenipotenziario di Forza Italia Nino Caianiello e, qualche mese dopo, anche di Orrigoni (attualmente a processo a Milano, mentre Caianiello ha patteggiato a 4 anni e 10 mesi) in relazione ad una presunta mazzetta per la realizzazione di un Tigros a Gallarate in via Cadore.

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