Tar, il sindaco di Jerago: «La privacy dei miei cittadini prima di tutto. Potremmo appellarci»

JERAGO CON ORAGO – «Nascondere atti e documenti non c’entra un bel niente, qui il problema è la protezione della privacy e dei dati personali dei cittadini di Jerago con Orago. Se dobbiamo darli in mano ad un consigliere d’opposizione, per quanto sia legittimamente suo diritto, abbiamo il dovere di garantire che quei dati siano al sicuro». Il sindaco di Jerago con Orago Emilio Aliverti commenta così la sentenza del Tar che ha visto il Comune soccombere rispetto all’ordine di servizio con cui il primo cittadino sospendeva l’invio settimanale della corrispondenza dle protocollo comunale al capogruppo di minoranza di Gente di Jerago con Orago Salvatore Rosario Marino. «Vuole fare opposizione con la pesca a strascico tra i documenti del Comune con comodo dal suo divano? Si ricordi che i dati che entrano in suo possesso devono essere protetti. Lui ha già dato dimostrazione di non essere in grado di garantirlo quando ha inviato i fogli della petizione su viale Rejna ad un indirizzo mail imprecisato, dando la colpa ad un fantomatico virus informatico».

La questione

Il sindaco Aliverti sposta la questione su un piano tecnico e non su quello politico si cui Marino l’ha posta, accusando l’amministrazione di «degrado politico» e invocando le dimissioni del sindaco dopo la sconfitta al Tar. «Rispetteremo la sentenza – chiarisce Emilio Aliverti – ma stiamo valutando se appellarci al Consiglio di Stato. Marino è già in campagna elettorale ma come al solito o ci è o ci fa, o non capisce o racconta una storia che non corrisponde alla realtà». Il punto, per il sindaco, non è la volontà di negare i documenti al capogruppo di minoranza: «Sfido il signor Rosario Salvatore Marino a indicarci un solo documento, uno, di cui ha richiesto un accesso agli atti puntuale – e penso alla Tari, al viale Rejna, al ponte o a tutte le altre iniziative a cui lui ha detto No, cioè tutte – al quale il sottoscritto gli abbia negato l’accesso agli atti. Nessuno. Ma una cosa è chiedere e altro è capire cosa chiedere. In questa faccenda i documenti nascosti non c’entrano proprio nulla. La realtà è che il signor Marino, anziché l’accesso agli atti puntuale, ha richiesto di poter ottenere settimanalmente l’elenco di tutta la corrispondenza del protocollo, “a strascico”, e che gli venga inviata via mail. Per intenderci, ha chiesto di sapere tutto quello che i cittadini scrivono al sindaco e all’amministrazione non solo sulle opere pubbliche, ma anche in relazione a problemi personali, dai minori maltrattati alle cause di separazione per fare qualche esempio. Il mio ordine di servizio diceva di sospendere l’invio secondo queste modalità per definire un apposito regolamento, una volta sentito il responsabile della protezione dei dati, in modo da poter avviare una modalità di invio dei dati in modo sicuro e protetto».

La sentenza

Ordine di servizio che è stato impugnato e che il Tribunale amministrativo regionale ha dichiarato illegittimo: «Nessuno voleva negare un diritto di un consigliere ma trovare una modalità idonea a garantire la protezione dei dati. Ma il signor Marino, non volendo attendere la definizione di un regolamento, ha fatto ricorso al Tar e ha mandato tutto “in vacca”. Ma c’è un motivo per cui ci siamo preoccupati che inviare una tale quantità di dati sensibili, personali e privati dei nostri concittadini sul PC personale del signor Marino potesse essere un problema, e ora devo rivelarlo anche se mi ero ripromesso di non rendere pubblica questa vicenda. Qualche mese fa, il signor consigliere e mancato senatore aveva raccolto 650 firme contro un ipotetico progetto di viale Rejna e ha inviato tutti quei fogli con nome, cognome, numero di carta d’identità e firma al Comune per presentare una mozione sull’argomento, peccato che poi questi file, contenenti dati personali dei cittadini, siano stati inviati per errore ad un non precisato indirizzo mail, a detta dello stesso consigliere per colpa di un virus informatico». Un episodio che era emerso durante una seduta di consiglio comunale. «Alla luce di questo precedente mai chiarito, mi sono chiesto se fosse giusto che dati personali e documenti anche privati, che riportano dalle beghe personali alle diatribe tra i vicini, fino alle informazioni del Tribunale dei Minori, potessero finire in mano ad una persona che non è in grado di mandare una mail ad un indirizzo corretto. Il Tribunale amministrativo, bontà sua, ha sancito che è responsabilità personale del signor Rosario Salvatore Marino quel che fa dei dati del Comune, e io lo esorto a stare attento, e non la prenda come una minaccia, ma è una prescrizione di legge sulla base del regolamento europeo del trattamento dei dati personali. Si ritroverà ad avere in possesso dati sensibili, che non capisco francamente a cosa gli possano servire. Perché se vuole i verbali di Coinger o i dati sul viale Rejna basterebbe che chieda quelli, con un accesso agli atti puntuale, invece che avere in mano tutta la corrispondenza che avviene tra il Comune e i cittadini e le imprese».

Le spese legali

Insomma, il sindaco Aliverti non intende arretrare: «Nessuno mette in discussione che l’accesso agli atti debba essere garantito, ci mancherebbe, ma c’è un tema di privacy e protezione dei dati che io ritengo di dover sollevare, nel rispetto delle vigenti norme. Quelle 650 firme con nomi e cognomi dei cittadini finite chissà dove, sono un problema per chi è responsabile della sicurezza dei dati e per la tutela della privacy. Così come il fatto che il consigliere Marino e il suo gruppo in passato non si siano fatti alcuno scrupolo nel pubblicare su un volantino diffuso alla popolazione un documento riservato della Soprintendenza riportante dati su un procedimento amministrativo ancora in corso d’opera». La sentenza verrà applicata: «Ora si sta valutando la modalità più sicura per far pervenire la corrispondenza del protocollo al signor Marino, ma io insisto che sarebbe opportuno regolamentare questa trasmissione di documenti. A questo punto chiaramente se ne parlerà nella prossima consigliatura». Rispetto al tema del costo della causa, Aliverti invece non ci sta e contrattacca: «Quando ha mandato a casa un sindaco in anticipo rispetto alla scadenza di mandato non si è preoccupato del costo di quell’operazione, ed era sempre lo stesso consigliere Marino che oggi si straccia le vesti. Non so se le spese legali ammontino a 6000 euro come sostiene lui, ma per difendere e tutelare la privacy dei nostri cittadini ne valeva la pena». Oltretutto la partita potrebbe non essere finita, se l’amministrazione deciderà di rivolgersi al Consiglio di Stato per provare a ribaltare la sentenza del Tar. Aliverti ricorda infine che «il signor Marino ha ottenuto un risarcimento di 1500 euro: visto che lui, contrariamente a quanto faccio io, i miei assessori e la mia maggioranza, non ha rinunciato al suo gettone di presenza, spero che li utilizzi per ridurre le bollette di qualche cittadino di Jerago con Orago. Se la Germania ha stanziato 200 miliardi, anche Marino può fare la sua parte».

jerago orago Aliverti Marino tar – MALPENSA24