Varese, americana accusata di aver fatto “sparire” i soldi delle slot: assolta

VARESE – Soldi e slot machine: dall’accusa di peculato all’assoluzione. Alle prese con le conseguenze di una norma dello Stato non rispettata, una 44enne americana che si occupava di gestire slot machine in diversi locali pubblici dell’alto Varesotto, viene accusata di peculato e finisce a processo. Ma i giudici del tribunale di Varese la assolvono, perché il fatto non costituisce reato.

La nuova legge

Una vicenda legata alle novità introdotte nel settore delle slot dalla Legge di stabilità del 2015, che stabilisce un prelievo forzoso a carico dei soggetti attivi nel circuito, cioè concessionari, gestori di slot machine, esercenti che mettono le macchinette a disposizione della clientela del loro locale. In sostanza, una riduzione dei guadagni, a cui si aggiunge l’obbligo per i gestori di slot di corrispondere al proprio concessionario tutti i soldi riguardanti l’attività di gioco, in attesa che questi vengano ridistribuiti.

Le accuse

Una procedura che la donna finita a processo non avrebbe rispettato, secondo le accuse, appropriandosi di denaro appartenente all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, e dunque allo Stato, per un totale di 98mila euro. La donna, membro del consiglio di amministrazione di una società, il cui concessionario di riferimento si è costituito parte civile nel procedimento penale, era perfettamente a conoscenza delle novità normative, perché partecipava in modo attivo alla vita della società. Questo secondo il pubblico ministero, che ha chiesto la condanna dell’imputata a cinque anni di reclusione.

La tesi difensiva

La difesa, rappresentata dall’avvocato Valeria Conconi, ha invece sottolineato la mancanza di prove riguardanti l’incasso della quota relativa alla Finanziaria a carico degli esercenti, con i quali – ha aggiunto il legale – l’imputata all’epoca dei fatti aveva riscontrato grandi difficoltà di dialogo. I proprietari dei bar infatti ritenevano che quella nuova legge fosse un’ingiustizia, tanto da dirsi pronti a cambiare gestore anziché rinunciare ad una parte degli incassi. Incerta inoltre, sempre in chiave difensiva, la quantificazione complessiva dei soldi riguardanti la presunta appropriazione indebita.

La testimone e i colpi di pistola

Dalla fase conclusiva del dibattimento, prima del verdetto dei giudici del collegio, una testimone, amica della 44enne, ha affermato che all’interno della società di cui l’imputata faceva parte, i superiori della donna ritenevano a loro volta ingiusta e assurda la nuova norma, tanto da dare disposizioni contrarie alla riscossione, dicendo cioè alla 44enne di non tenerne conto. La testimone non apparteneva alla stessa azienda dell’imputata, ma ne conosceva le vicende perché era solita accompagnarla nei giri di prelievo del denaro nei locali dove erano presenti le slot machine. Maneggiando tutti quei soldi, la donna preferiva essere accompagnata da qualcuno, specialmente dopo essere finita al centro di una discussione in un bar di Leggiuno. Una discussione degenerata in modo tragico con cinque colpi di pistola esplosi all’indirizzo del proprietario del bar. Tutti elementi che la difesa ha portato all’attenzione del collegio, rigettando la tesi del peculato. E convincendo i giudici.