Querelle Ottobre di Sangue: Macchi si dimette. Anpi Varese senza presidente

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VARESE – La vicenda Ottobre di Sangue si chiude, oggi sabato 24 ottobre, con le dimissioni di Claudio Macchi (nella foto di repertorio) da presidente della sezione Anpi Varese. L’antefatto è noto: alla cerimonia di commemorazione in memoria dei martiri dell’Ottobre di Sangue avrebbero dovuto partecipare, per ragioni connesse all’aumento dei contagi e alla conseguente necessità di evitare anche soltanto l’idea di un assembramento, Macchi, il sindaco Davide Galimberti e il Prefetto di Varese Dario Caputo. Domenica 18 ottobre, invece, si erano presentati anche altri esponenti dell’Anpi con il primo cittadino costretto ad intervenire per disperderli.

L’intervento di Galimberti

Galimberti il giorno successivo aveva preso una posizione netta nei confronti dei rappresentanti provinciali di Anpi con una lettera decisamente non morbida: «Prendo atto che gli attuali rappresentanti di Anpi provinciale, oltre a trasgredire gli accordi verbali assunti nell’interesse della salute pubblica, preferiscano polemizzare per avere un po’ di visibilità anziché lavorare per lanciare messaggi positivi soprattutto ai giovani», aveva scritto. Oggi è Macchi a non lesinare nulla nello spiegare agli iscritti il perché delle sue dimissioni: «E’ una decisione che vede solo la goccia che fa traboccare il vaso nella lettera resa pubblica dalla Presidente provinciale, astiosa verso di me e parte del Direttivo, oltre che nei confronti del Sindaco Galimberti».

Le ragioni di Macchi

Con vivo dispiacere vi comunico l’intenzione di rassegnare le dimissioni da Presidente del Comitato Direttivo della Sezione Anpi di Varese. E’ una decisione che vede solo la goccia che fa traboccare il vaso nella lettera resa pubblica dalla Presidente provinciale, astiosa verso di me e parte del Direttivo, oltre che nei confronti del Sindaco Galimberti. Di tale lettera ritengo irrilevante una puntuale contestazione.
Vale solo la pena che sottolinei come la decisione sofferta di limitarsi per l’Ottobre di Sangue alla deposizione di una corona sul monumento ai caduti della Resistenza varesina abbia obbedito al fondamentale dovere di difesa della salute pubblica in un momento di riconosciuto e grave pericolo per la diffusione del coronavirus. In realtà da troppo tempo sono rilevanti i temi che vedono distanti non solo chi vi scrive ma anche la maggioranza dei componenti del Direttivo da una rappresentazione prevalentemente celebrativa della lotta di Liberazione, non esente da protagonismi esasperati di chi sta al vertice provinciale dell’associazione. Alcune questioni essenziali ritengo vadano, seppure in sintesi, messe in chiaro anche per consentire alle organizzazioni interessate alla promozione ed alla difesa della democrazia, oltre che agli iscritti alla sezione varesina dell’Anpi, di valutarne la rilevanza.
Abbiamo tentato di sostenere una concezione dell’antifascismo come fattore unificante delle varie componenti politiche, sindacali e sociali presenti in città sull’obiettivo comune di tutela dei valori costituzionali, frutto della vittoria popolare del 25 aprile. Siamo stati pervicacemente contrastati da una dirigenza provinciale arroccata su una visione minoritaria del contrasto al fascismo, oltre che della difesa delle istituzioni democratiche.  Alle opportunità di sviluppo e valorizzazione di spazi di autonomia della Sezione nel contesto cittadino, anche sostenuta dalla ricerca di solide alleanze, all’occorrenza capaci di ampia mobilitazione, si è voluto contrapporre un soffocante centralismo personalistico orientato al mantenimento dello status quo. Si è ricercato, sul piano locale che per territorio avrebbe dovuto competerci, un rapporto qualificato con le istituzioni, a partire dal Comune, finendo per incappare in atteggiamenti più orientati alla ricerca di futili distinguo che non di opportunità di positiva convergenza e collaborazione. Abbiamo gestito, anche con un certo successo di partecipazione fino al lock down ed in stretta collaborazione con l’Università, incontri aperti a docenti e studenti, oltre che alla cittadinanza, ottenendo dalla Presidenza provinciale dell’Anpi solo pesanti critiche sulle modalità formali del loro avvio. Ci siamo dovuti scontrare con una gestione associativa ingabbiata dai vertici provinciali nella rigida applicazione burocratica dei regolamenti, esasperante una visione piramidale e gerarchica delle decisioni e delle scelte di attività. Ha finito per essere di fatto rallentata, se non impedita, la ricerca di spazi di iniziativa culturale e politica sul piano cittadino che, come ricordato, non può non competere alla Sezione. Evidenti sono state le ricadute sull’efficacia delle attività e sulla stessa motivazione di chi era chiamato a realizzarle. Prima di formalizzare le mie dimissioni, rendendole definitive, voglio da ultimo e non certo per importanza, ringraziare tutti coloro – non sono pochi – che hanno garantito con la loro presenza e collaborazione le iniziative realizzate in questi anni. Sono portatori di ideali e speranze che voglio condividere, anche dando continuità al personale impegno nella ricostruzione storica dell’antifascismo e della Resistenza varesina nel particolare ricordo dei loro tanti protagonisti.
Grazie di nuovo

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