Varese, un Primo Maggio diverso tra sagome in piazza e testimonianze

VARESE – Un Primo Maggio senza cortei, ma con il futuro del lavoro sempre al primo posto. Anche quest’anno, come accaduto nel 2020, la pandemia non ha permesso di celebrare la Festa dei lavoratori come avveniva in passato. Ma anche in una modalità diversa i sindacati hanno voluto onorare la ricorrenza.

Sagome nel centro di Varese

Cgil, Cisl e Uil hanno portato il Primo Maggio nelle strade della città in modo simbolico, installando delle sagome nei punti centrali di Varese. Luoghi come piazza Monte Grappa e piazza Repubblica si sono popolati di figure che rappresentavano i lavoratori e le lavoratrici. Sulle sagome campeggiava lo slogan di questo Primo Maggio: “Il futuro si cura con il lavoro”. Un modo per richiamare l’attenzione dei varesini su una giornata importante, che cade in un momento difficile per l’economia locale e nazionale.

Primo Maggio

Una testimonianza toccante

La Festa del lavoro è stata celebrata anche con un dibattito che si è svolto in mattinata a Palazzo Estense ed è stato trasmesso in diretta streaming sui canali social dei tre sindacati. Ad aprire i lavori il sindaco di Varese Davide Galimberti. «La speranza di questo Primo Maggio – ha detto – è l’impegno di tutti a costruire il futuro del nostro paese, attraverso le importanti risorse che arriveranno dall’Europa, con il mondo del lavoro che sarà protagonista per la ripartenza». Quindi c’è stato spazio per la toccante testimonianza di una dipendente dell’Ospedale di Varese, che lavora presso il reparto di terapia intensiva del Circolo. Tatiana, questo il suo nome, ha parlato con tanta emozione del difficile anno di lavoro che ha vissuto a stretto contatto con i malati Covid. «La fatica è veramente tanta, non si può spiegare, siamo in pochi e ormai usurati da un anno che è passato senza una pausa. L’unica mia forza è vedere quei pochi pazienti che escono dalla terapia intensiva ancora vivi». La lavoratrice ha poi lanciato un auspicio per il futuro. «Il nostro contratto è scaduto nel 2018, va rinnovato per dare un segnale di rispetto. Amiamo il nostro lavoro e chiediamo di poterlo svolgere con risorse economiche e di personale adeguate».

Gli interventi dei sindacati

Stefania Filetti, segretario Cgil Varese: «Le condizioni in cui gli operatori sanitari devono operare sono difficili, sono frutto di scelte che arrivano da lontano. Alla prova dei fatti il sistema regionale non si è dimostrato all’altezza della situazione. Abbiamo visto moltissime decisioni della giunta regionale che hanno prodotto ancora più ansia, come le scelte per le Rsa. L’interlocuzione con la Regione ha lasciato molto a desiderare».

Antonio Massafra, segretario Uil Varese: «Dal Recovery Plan sono previsti 15,6 miliardi di euro per la sanità. Sono molto meno di quanto si è tagliato nel sistema sanitario nazionale negli ultimi 10 anni, ovvero 20 miliardi. Bisogna accendere un faro sul problema della sicurezza sul lavoro. Anche in questa provincia ci sono state tantissime morti nelle Rsa. Le persone sono morte perché c’è stata una mancanza totale, non c’è stata una visione su cosa significa garantire sicurezza sul lavoro».

Daniele Magon, segretario Cisl dei Laghi: «Quest’ultimo anno è stata una guerra, qualcuno è morto per dare un aiuto a qualcun altro. Varese non è più una provincia ricca, è una provincia che sta soffrendo e perdendo molti posti di lavoro. Se non ci sarà uno sviluppo adeguato non saremo in grado di ricollocare i lavoratori che hanno perso il lavoro. Lo sblocco dei licenziamenti può portare un problema sociale rilevante, che non si risolverà nei prossimi mesi, ma necessiterà anni».

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