Zorro, che non poteva non sapere

zamberletti protezione civile

Chi è stato e cosa ha rappresentato  veramente Giuseppe Zamberletti, l’ex ministro morto a Varese e del quale si traccia , in modo unanime, un’ immagine più che positiva? Certo, la protezione civile, fu una sua invenzione all’indomani dei terremoti del Friuli e dell’Irpinia. Da lui prese le mosse l’ente che interviene a favore dei singoli e della collettività nel deprecabile caso di emergenze naturali e non solo. Un’organizzazione poi copiata da molti Stati e della quale oggi non potremmo fare a meno. Merito suo, di Giuseppe “Zorro” Zamberletti.

Lo incontrammo, noi cronisti appena agli inizi, per la prima volta a Udine, seconda metà degli anni Settanta, mentre coordinava la complessa macchina dei soccorsi per il sisma che aveva devastato quei territori. Poco dopo lo ritrovammo a Napoli, stessa calamità, stesso incarico: commissario straordinario del governo per il terremoto in Campania. Vicende personali, del tutto marginali rispetto alla biografia di un uomo che esce di scena lasciando un segno indelebile, addirittura destinato ai libri di storia. Un uomo al quale rendiamo onore e merito.

Zamberletti non sarebbe mai diventato Zamberletti senza l’adesione convinta alla Democrazia cristiana, la diccì di quegli anni, che disponeva e faceva la differenza negli ambiti principali della società, della politica, delle istituzioni. Fu un politico fine, capace di tessere rapporti e di farli valere. Una diplomazia costruita attorno alla serietà, al pragmatismo e alle competenze del varesino doc, che alle parole preferisce i fatti.

Lui era lì, nelle stanze che contano, fin dal 1968, l’anno della sua prima elezione (ne seguiranno altre cinque) in parlamento. Contiguo a Francesco Cossiga, vicino a Giulio Andreotti ha conquistato la loro fiducia strada facendo. Erano gli anni di Gladio, delle grandi stragi, del rapimento Moro, delle Brigate Rosse.  Zamberletti era uno che “non poteva non sapere”.

Nel trentesimo anniversario di Ustica, il Dc9 dell’Itavia finito in fondo al mare, passammo con lui un pomeriggio per un’intervista. Era convinto che non fu un missile ad abbattere quel velivolo, ma una bomba piazzata nel bagno dai libici. Sosteneva questa tesi in contrasto con quella dominante del missile lanciato per errore. Ne produceva quelle che, secondo lui, erano prove inconfutabili. E le riproponeva, addirittura in un libro, per la bomba alla stazione di Bologna. Aveva ragione? Probabilmente no, a prestare orecchio ad altre carte e testimonianze, agli esiti processuali.

Ma lui, Zorro, “non poteva non sapere”. No, perché coloro i quali gestivano il potere vero erano vicino a lui e, lui, era vicino a loro. Il suo sodalizio con Cossiga e il suo reiterato ruolo come sottosegretario e come ministro in diversi governi lo rendevano depositario di tante verità nascoste, coperte dal segreto di Stato, che, forse, un giorno diventeranno pubbliche. Il fatto che non le abbia mai rivelate è un altro segnale della sua correttezza, che rimanda ai doveri dello statista, del politico al servizio del proprio Paese.

Un prestigio mai messo in discussione a Varese, nei momenti in cui bisognava scegliere i candidati democristiani per le elezioni: si litigava senza remissione, litigavano le correnti, litigavano i comprimari e i maggiorenti, nessuno però in via Parravicini, sede storica della Dc locale, osava fiatare attorno al nome di Giuseppe Zamberletti. Che oggi ricordiamo commossi nel giorno della sua scomparsa. Con quella sua risata contagiosa, l’accendino costantemente tra le mani per l’ennesima sigaretta, la disponibilità e l’onestà intellettuale di un politico come non ce ne sono più. E questa, al di là di ogni retorica, è forse la costatazione più amara: impossibile trovare chi possa sostituirlo.

Zamberletti protezione civile – MALPENSA24