Dall’ospedale in Ucraina ad Albizzate: la voce di Apri.A onlus per accogliere i bimbi

Le famiglie in partenza dall'Ucraina per raggiungere l'Italia

ALBIZZATE – La guerra fa paura. E la paura si amplifica se alle armi, alle divise, alle bombe si aggiunge la malattia, il nemico naturale. In Ucraina succede anche questo. A Bojarka, una comunità di 35mila abitanti tra Kiev e Chernobyl. È qui che l’associazione Apri.A di Albizzate dal 1998 tiene i contatti con l’ospedale pediatrico del posto. Prima per raccogliere macchinari ospedalieri e strumenti di vario genere, oltre a ogni tipo di genere alimentare. Poi con donazioni economiche, da destinare all’acquisto di materiale direttamente sul campo. Accadeva ben prima della guerra, accade oggi. Con tutte le nuove difficoltà di questo momento. Al punto che il presidio ucraino, dai 330 posti letto di cui disponeva, si è rapidamente svuotato. E sette bimbi sono arrivati in Italia, tra Varese e Milano. Ora, arriva l’appello dei volontari.

Bojarka, l’evacuazione dall’ospedale

Sponda tra Albizzate e Bojarka da 24 anni, poi Apri.A diventa ufficialmente una onlus nel 2005. «Da allora due o tre volte all’anno andiamo in ospedale», racconta il tesoriere dell’associazione Vincenzo La Monica. L’ultimo viaggio in Ucraina risale allo scorso novembre, per portare garze, siringhe e strumenti di prima necessità. Ma ora l’attenzione si sposta su altro, una nuova missione. «Con la guerra ci è stato comunicato che l’ospedale doveva evacuare i malati più urgenti», dice. A dare la notizia è stato un volto noto ad Apri.A e vero punto di riferimento dell’associazione, ovvero Katerina Savinova, neurologa e direttore generale della struttura, in passato di passaggio in Italia con gruppi di bimbi per il risanamento terapeutico. Il territorio ha subito risposto, aprendo le sue porte: «Sono arrivati sette bambini, in tutto cinque famiglie». Di questi, due sono stati ospitati all’ospedale Del Ponte di Varese – ora dimessi – e gli altri sono stati trasferiti al Niguarda di Milano. «Solo un bimbo è ancora ricoverato al De Marchi a Milano, a causa delle gravi condizioni della sua malattia».

Vincenzo La Monica con la madre del bimbo ancora ricoverato al De Marchi a Milano

L’appello dell’associazione

Insomma, oltre alla guerra ci sono anche altri mali con cui fare i conti. Senza dimenticare l’emergenza profughi. Sì, perché determinante è anche trovare una soluzione per dare un tetto alle famiglie e ai bambini dimessi dall’ospedale. Da qui, l’appello di Apri.A: «Un nucleo, mamma e figlia, lo stiamo ospitando a Jerago», dice La Monica. «Gli altri, al momento, si trovano in una casa-famiglia a Milano». Ora l’obiettivo è trovare persone che abbiano appartamenti a disposizione o spazi liberi. «La situazione è complicata da gestire – non nega – e non vogliamo che chi ospita possa avere delle difficoltà, che alla lunga possono emergere. Per questo le spese per il cibo e per le bollette le pagheremo noi». Ricordando che «chi viene ospitato ringrazia di essere in Italia, ora. Ma la maggior parte, se non tutti, desiderano tornare a casa: è raro che decidano di fermarsi».

La raccolta fondi e i contatti

Nel frattempo prosegue la raccolta fondi da portare in Ucraina per poter proseguire con gli acquisti di nuovi materiali. Motivo per cui in alcuni bar del territorio – tra Albizzate e Jerago con Orago – sono state posizionate delle cassette per le donazioni. Inoltre, nel caso ci fossero persone che hanno spazi liberi da mettere a disposizione delle famiglie, è possibile contattare direttamente La Monica, al numero 335/5889219.

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