Il rifugio Cai di Arsago: «Ora riapriamo». Il nuovo riconoscimento del Sentiero Italia

ARSAGO SEPRIO – L’Alpe il Laghetto, il rifugio del Cai di Arsago Seprio, è ora un punto di accoglienza del Sentiero Italia. Si tratta di un riconoscimento che la sezione nazionale del Cai consegna a quelli che sono dei veri e propri punti di riferimento del più lungo sentiero del Paese, il Sentiero Italia, che conta circa 7mila chilometri. E sul quale si sviluppano una serie di stabili – come baite, bivacchi o rifugi – che possono essere identificati come dei posti tappa, in grado di accogliere escursionisti, offrire vitto e alloggio e dare informazioni adeguate sul Sentiero. Ne sa qualcosa Michele Crespi, segretario della sezione arsaghese del Club alpino italiano: «Abbiamo sempre avuto grande rispetto per i clienti, ma abbiamo voluto ufficializzare in questo modo l’impegno e la passione della nostra attività al rifugio». Ora, ad attestarlo ci sono una targa e un timbro. Insieme ai nuovi progetti per tornare presto in quel piccolo gioiello di legna e pietra incastrato in Alta Valle Bognanco, a 2039 metri sul livello del mare.

Il nuovo riconoscimento

«Il nostro rifugio è diventato un punto di riferimento per tre sentieri che si incrociano», spiega Crespi. E che lo collegano con i rifugi Andolla, Città di Novara all’Alpe Cheggio e San Bernardo. Come punto di accoglienza del Sicai (Sentiero Italia Cai), lo stabile arsaghese potrà “certificare” all’escursionista di turno il suo passaggio alla tappa, attraverso l’apposizione del timbro specifico e la firma della credenziale. Oltre che pubblicizzare la struttura come posto ufficiale di alloggio e ristoro. Ma anche condividere le iniziative del Sicai e inserire il rifugio all’interno della guida cartacea Sentiero Italia. Dal canto suo, l’Alpe Laghetto si impegna a garantire un’accoglienza ospitale e decorosa, assumendo un comportamento premuroso e imparziale.

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I prossimi step dei volontari

L’ultimo anno, come noto, è stato complesso, a causa dell’emergenza sanitaria. Tanto da obbligare i volontari del Cai a tenere chiuso l’Alpe il Laghetto. Ma i lavori e i progetti non si sono fermati. Non del tutto, almeno. A partire dal piano, ormai attivo da due anni, di ampliare il rifugio, che per via delle restrizioni a subito qualche rallentamento. «La scorsa estate non abbiamo potuto riaprire perché la nuova cucina non era ancora pronta», racconta Crespi. «Ora i lavori sono terminati, manca solo l’attrezzatura. Prossimamente interverremo anche sul ripostiglio, che per ora resta secondario, e poi metteremo mano anche al terrazzo esterno». Quel conta è che il rifugio sia di nuovo agibile, motivo per cui i volontari si stanno riorganizzando per riaccogliere gli ospiti con l’arrivo della stagione più calda. Ovviamente, Covid permettendo.

L’Alpe Laghetti

Il rifugio si trova in Alta Valle Bognanco, a 2039 metri sul livello del mare. La struttura, inaugurata nel 1998, è durante la bella stagione (giugno settembre) un punto sicuro per ristorarsi e pernottare, ma dispone anche di uno spazio invernale di emergenza dove tutti possono trovare rifugio in qualsiasi periodo dell’anno e in qualsiasi circostanza, con possibilità di scaldarsi, dormire e prepararsi un pasto caldo.
Il riconoscimento appena ricevuto, inoltre, non è il primo. Già nel 2009, il Comune consegnò alla sottosezione Cai di Arsago il Premio Sciatt, la massima onorificenza cittadina. E scelse non a caso proprio questa motivazione: «Per aver portato la nostra comunità in un contesto internazionale». Niente di più vero. Perché il rifugio, realizzato e gestito dai volontari, è meta per l’ottanta per cento di escursionisti stranieri. Sono infatti svizzeri, tedeschi, francesi e inglesi che trovano riparo, ogni anno, in quel piccolo gioiello tanto caro agli appassionati di montagna.

I rifugi Somma e Margaroli più vicini grazie al sentiero realizzato dal Cai

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