Azzali: «Candidato con la Lega per portare la voce dei commercianti a Palazzo»

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VARESE – Gli evergreen del Pantheon leghista, in primis la sicurezza, ma anche proposte concrete per chi lavora dietro il bancone dei locali e degli esercizi commerciali cittadini, come la modifica degli orari della Ztl. Idee politiche e idee per la città: è questo il cocktail elettorale di Roberto Azzali, 26 anni, proprietario del Tapas bar Al Buco e volto giovane della nouvelle vague del Carroccio varesino per le prossime elezioni, come candidato della Lega a sostegno di Matteo Bianchi sindaco. «Proposte – spiega – per permettere ai commercianti di lavorare meglio, ai cittadini di vivere con maggior serenità il tempo libero e alla città di destarsi dal sonno in cui è caduta».

Azzali è “fresco” di Lega, qualche mese fa ha aderito al movimento dei Giovani («Sono molto amico di Alberto Nicora fin dai tempi dell’oratorio a Bobbiate»). Conosce la movida varesina: prima di “mettersi in proprio” ha lavorato al Balthazar e tifa Juventus («Sono gobbissimo») e Varese: «Ho le maglie dei giocatori nel mio locale. Anche quella di Ebagua, che mi ha dato ben prima che si candidasse per sostenere Galimberti». E ha un obiettivo: «Portare a Palazzo Estense la voce dei commercianti, perché questa amministrazione ha dimostrato nei nostri confronti di essere un po’ snob».

Roberto Azzali, cosa l’ha spinto a candidarsi alle prossime elezioni amministrative? 
«La politica l’ho sempre seguita, ma mai in prima persona. Ora però è venuto il momento di dare qualcosa in più. Il mio locale ha tre anni di vita, ma un anno e mezzo di attività è stato segnato dalla pandemia. Un momento durissimo sotto il profilo lavorativo, durante il quale però ho potuto toccare con mano che il commercio e l’amministrazione in carica sono due mondi lontanissimi. In questi mesi noi commercianti non abbiamo avuto un punto di riferimento, ho più volte cercato di incontrare il sindaco Galimberti, ma credo sia più semplice chiedere udienza dal papa».

Insomma si vuole porre come punto di riferimento per chi lavora dietro a un bancone. E’ così?
«In questi mesi mi sono spesso confrontato con chi gestisce o lavora in un locale o in un negozio. E la lontananza dell’amministrazione non è solo una mia percezione. Certo mi sono posto come obiettivo quello di portare avanti le istanze del settore, ma non solo».

Restiamo “in negozio” per il momento. L’amministrazione ha messo in campo numeri che dimostrano vicinanza e supporto per il settore in cui lavora. Cosa non ha funzionato quindi?
«Oltre alle difficoltà economiche, che tutti abbiamo patito con lockdown e divieti, non ha funzionato a dovere la comunicazione. Le regole cambiavano in fretta e non abbiamo mai avuto un referente dell’amministrazione che ci dicesse come applicarle con esattezza. E per noi che lavoriamo questo non è certo un dettaglio».

Ora “usciamo” dal Buco e guardiamo la città. “Varese si è addormentata”: è il refrain del centrodestra. Lei che apre bottega fin dentro al cuore della notte, conferma o è un’esagerazione da campagna elettorale? 
«Il punto non è chi sta sveglio la notte per bere qualcosa in compagnia. Ma l’intero contesto della città. Varese è capoluogo di provincia e non esiste che dopo le 22 non ci siano più autobus e dopo le 24 non si trova un taxi. Come non è possibile che pur avendo un’università come altre città italiane sia l’unica a non sfruttare questa opportunità e trarre benefici».

Insomma, dal suo punto di osservazione conferma l’assopimento? 
«Confermo. E aggiungo che dorme “di brutto”».

Ma non è che sono i varesini a volerla così la città? 
«Non credo proprio. Basta parlare con la gente, con i giovani».

Qual è ricetta per svegliarla? 
«Le dico questo: non c’è un evento che possa attrarre gente. Qualche anno fa c’erano Notti Bianche e i dj in piazza. E il Covid non può essere utilizzato per giustificare queste mancanze. Che si notavano anche prima della pandemia. E ancora: il centro città è diventato “piccolo”: via Como, nonostante l’amministrazione dica che va tutto bene, è off limits per le brutte frequentazioni. E qui aggiungo che serve una maggior presenza di forze dell’ordine. Il risveglio deve essere sicuro e la gente si deve sentire tranquilla. E poi c’è un altro di sonno da interrompere».

Quale? 
«Quello commerciale. Molti hanno chiuso e quelli che resistono non sono messi nelle condizioni di lavorare bene. Mi spiego meglio. La Ztl così non va bene. Chi ha un’attività e non ha un “autocarro” non può accedere. Possibile?. E ancora: i fornitori possono entrare solo un’ora al giorno e non basta per servire tutti i negozianti. Questa è una delle prime cose da cambiare. Un’amministrazione deve creare le condizioni e le occasioni per essere attrattiva. Altrimenti, come sta succedendo, la città si spegne e si svuota».

E Matteo Bianchi invertirà la tendenza?
«Il nostro candidato ha subito dimostrato di avere feeling con i temi che voglio portare in questa campagna elettorale. E’ vicino ai giovani e ha una grande esperienza. Sì, credo che abbia ben presente cosa si deve fare per Varese. Le faccio un esempio: la riqualificazione del Franco Ossola va proprio nella direzione di cui parlavo sopra. Creare uno spazio in grado di ospitare eventi importanti anche culturali e musicali significa anche dare vita a un polo di attrazione alternativo al centro cittadino».