Biondelli (Pd Piemonte): «Dal congresso esca un partito pronto a governare»

Franca Biondelli, presidente regionale del PD Piemonte

LONATE POZZOLO – «Serve un cambio di rotta e auspico che dal percorso congressuale esca un Partito democratico più forte, meno propenso alle discussioni interne fini a sè stesse e pronto a governare il Paese». A fotografare il presente e aprire una finestra sul futuro dei dem è Franca Biondelli, presidente regionale del PD del Piemonte, ex sindacalista della Cisl nel comparto Pubblica amministrazione – Sanità e già sottosegretaria al Lavoro con il ministro Poletti durante i governi Renzi (prima) e Gentiloni (poi).

Biondelli, alle ultime elezioni politiche il Pd non ha certo brillato. Qual è lo stato di salute del partito a livello regionale in Piemonte?
«Credo di poter dire che la situazione in Piemonte, ma credo nelle diverse regioni d’Italia, sia in linea con il quadro nazionale. Risultato deludente e necessità di ripartire».

La fase congressuale è avviata: crede che cambiare segreteria sia sufficiente per recuperare il terreno perso?
«Penso che si debba tornare a parlare con la gente e dei temi che sono nel dna del nostro partito, ma che ultimamente abbiamo un po’ messo da parte. Lavoro, sanità e ambiente. Anzi, aggiungo, non dobbiamo parlare dei “fragili”, ma dobbiamo tornare a parlare ai “fragili”, a chi ha grandi problemi da risolvere e mettere in campo soluzioni».

Temi che però vanno aggiornati alla situazione contingente. Oggi il lavoro è un problema anche per chi fa impresa. Il caro energia sta mettendo a rischio imprese che hanno lavoro, che potrebbero anche assumere, ma sono “schiacciate” da i costi. Quindi?
«Quindi serve un tavolo di confronto tra parti sociali e Confindustria per trovare una risposta ai prezzi folli dell’energia, ma anche alle problematiche legate all’occupazione. E lo stesso lo si deve fare per le fragilità. Le risposte che dobbiamo dare le possiamo trovare anche attraverso il confronto con le famiglie con una persona con disabilità, ad esempio».

Sta dicendo che il Partito democratico deve tornare a “vivere” nel mondo reale?
«Sto dicendo che il Pd deve badare meno alle discussioni interne che lasciano il tempo che trovano e tornare a essere punto di riferimento vicino al territorio e alla gente. Basta discussioni nelle stanze del partito».

Come? Ha una rotta da suggerire?
«Gli amministratori. Abbiamo una classe amministrativa valida. Non lo dico io, ma le comunità in cui siamo maggioranza e amministriamo. Governatori, sindaci, assessori sono un patrimonio importante per il Partito democratico. Un patrimonio che va valorizzato».

A partire dal congresso che potrebbe davvero essere il primo passo in tal senso. Ecco, quale Pd vorrebbe veder “nascere” al termine di questo percorso?
«Auspico un cambio di rotta e di passo. Il Paese in questo momento ha la necessità di avere un governo stabile e non litigioso, ma ha bisogno anche di un Partito democratico forte, capace di mettere da parte le battaglie di potere interno e pronto a tornare a governare l’Italia».