Bisogna saper perdere

moratti pd centrodestra
E' partita la gara elettorale con obiettivo Palazzo Lombardia

I colti, quelli che la sanno lunga, la definiscono “politica osmotica”. Per semplificare, si tratta dello scambio di idee e di persone, una compenetrazione – spiega il vocabolario Treccani – di atteggiamenti e esperienze. Così che Letizia Moratti, in passato non esattamente schierata a sinistra, possa avvicinarsi al campo che ha avversato, appunto, la sinistra, e candidarsi contro il centrodestra, dove ha militato fino all’altro ieri, prima delle dimissioni da assessore regionale al Welfare. Che si sia schierata con Calenda e Renzi non è affatto una sorpresa, i due le hanno steso il tappeto rosso, accogliendola nel Terzo Polo con l’intenzione dichiarata di vincere le regionali in Lombardia. Anche se, a sensazione, si accontenterebbero di un buon risultato alle urne che consolidi il loro posizionamento a livello regionale e nazionale, vero obiettivo, questo non dichiarato, del Gatto e la Volpe terzopolisti.

Non servono sondaggi mirati per capire che, in Lombardia, per battere la corazzata leghista, forzista e meloniana occorrono alleanze di scopo, prima che politiche; un’intesa col Partito democratico e, per essere sicuri del risultato, una coalizione che contempli i Cinque Stelle, più i cespugli e cespuglietti di un centrosinistra oggi frammentato e di difficile, se non impossibile, unificazione. Insomma, un’utopia o, se si vuole, un’illusione. Gli uni guardano in tralice gli altri, per tutte le incompatibilità note e meno note, per tutte le primogentiture e velleità politiche che ne condizionano il dialogo. Di più, il Terzo Polo non pare sia entusiasta di aprirsi ai dem, né, quest’ultimi, sembrano felici di avere al fianco Calenda, Renzi e soci. Per non parlare dei grillini (si possono ancora chiamare grillini?), che non fanno mistero di essere intenzionati alla corsa solitaria.

In questo contesto dove vuole andare a parare Letizia Moratti? Forse vuol farla pagare a chi, all’epoca del suo arruolamento nella giunta Fontana, le promise che poi sarebbe toccata a lei la candidatura alla presidenza. In scia a tale (disatteso) impegno, preso non si sa bene da chi, si dice abbia addirittura rifiutato un posto nel governo di Giorgia Meloni. Vero? Falso? Poco importa, il passato è passato, contano il presente e il futuro. E contano i fatti. Che al momento non vanno nella direzione di una aggregazione, di un “campo largo” che possa impensierire davvero la destra e i suoi candidati in Lombardia.

Il Partito democratico punta alle primarie e, comunque, nonostante il “pontiere” Alessandro Alfieri provi a dialogare col Terzo Polo, non ci sono le premesse per sostenere Letizia Moratti. Ciò presupporrebbe che il Pd schieri un candidato forte, un leader capace di scaldare i cuori dell’elettorato lombardo. Ma un leader non c’è (al momento pare tramontata anche l’ipotesi Carlo Cottarelli), e se ci fosse va “speso” subito (leggere in proposito l’editoriale di Massimo Lodi su Malpensa24). Il resto sono chiacchiere, fumisterie o, meglio, fumogeni per nascondere l’annunciata sconfitta. Negli anni Sessanta, Shel Shapiro e la sua band cantavano “Bisogna saper perdere”. Il Pd e il centrosinistra l’hanno imparato da tempo.

moratti pd centrodestra – MALPENSA24