Omicidio Cairate, sei telefoni al setaccio per scoprire la verità sulla morte di Bossi

CAIRATE – Affidato oggi, venerdì 22 marzo, con la formula dell’incidente probatorio davanti al Gip del Tribunale di Busto Arsizio Veronica Giacoia l’incarico peritale sui sei cellulari sequestrati nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Andrea Bossi, assassinato nel suo appartamento di via Mascheroni a Cairate nella notte tra il 26 e il 27 gennaio.

Di chi sono i cellulari

Per l’assassinio del 26enne sono stati arrestati a un mese circa dal fatto due giovanissimi: Douglas Carolo, 21 anni di Samarate, e Michele Caglioni, 20 anni di Cassano Magnago. Dei sei cellulari al vaglio due appartengono a Bossi, tra questi c’è anche quello distrutto la notte dell’omicidio e poi fatto ritrovare da Caglioni che ha da subito collaborato, uno appartiene a Caglioni, uno appartiene a Carolo i restanti due appartengono a due persone facenti parti della cerchia di amici di vittima e presunti killer, sul quale però sia la procura che i difensori mantengono il massimo riserbo. Il perito ha chiesto 60 giorni per effettuare tutti gli accertamenti del caso sui dispositivi: la prossima udienza è fissata al 7 giugno. In quella data sarà reso noto l’esito peritale che punta a stabilire, attraverso chat e contatti social, i legami tra la vittima e i presunti assassini. Quella sera c’era un appuntamento con Bossi? Qual era la natura dei rapporti con il 26enne? Il quale parrebbe aver prestato soldi a Carolo in più occasioni, ma non è chiaro se poi per questi prestiti abbia chiesto una restituzione.

Entrambi si dicono innocenti

Carolo, difeso dagli avvocati Vincenzo Sparaco e Gianmatteo Rona, ha chiesto di essere sentito dal pubblico ministero Francesca Parola. Carolo si era avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip. «Il nostro assistito – spiegano i legali oggi presenti all’incidente probatorio – Si è avvalso della facoltà di non rispondere per una semplice ragione: in quel momento era in stato confusionale, sotto shock. Douglas sostiene con forza la propria innocenza: non ha ucciso lui Andrea Bossi. Lo shock deriva proprio dal fatto di trovarsi nella sua attuale situazione, senza contare che a Bossi il nostro assistito voleva bene. Questo rappresenta un ulteriore trauma così come pesa la consapevolezza dei precedenti a suo carico, che sono state ragazzate ma che comunque insistono. Ricordiamo che il nostro assistito aveva intrapreso con buoni risultati un percorso di messa alla prova. Oggi, anche grazie al supporto di uno psicologo, Douglas è pronto a rilasciare dichiarazioni davanti al Pm su quanto accaduto quella sera».

Saranno senti dal Pm

Anche Michele Caglioni, che a sua volta si professa innocente e che al Gip ha dichiarato di essere rimasto fuori dall’appartamento di Bossi dopo aver accompagnato Carolo con il suo monopattino a Cairate e di essere entrato in casa ad omicidio avvenuto trovando il 26enne cadavere, sarà sentito dal Pm. Gli interrogatori saranno fissati presumibile dopo Pasqua. Ma se entrambi gli arrestati, i soli presenti per gli inquirenti in via Mascheroni la notte dell’omicidio, si professano entrambi innocenti, chi ha ucciso Andrea Bossi con una coltellata al collo?

Gli accertamenti del Ris

Qualche risposta potrebbe arrivare dagli accertamenti eseguiti dal Ris: gli esiti delle investigazioni scientifiche avrebbero dovuti essere depositati lunedì 25 marzo. Ma, anche in questo caso, i legali di Carolo hanno chiesto che anche questi si svolgessero con la formula dell’incidente probatorio: se la richiesta sarà accolta anche questa attività sarà sospesa in attesa dell’udienza davanti al Gip.

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