Caos Accam, Farioli (Forza Italia): «La Regione non può voltarci le spalle»

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BUSTO ARSIZIO – Accam: tutti sotto coperta. Segnale inequivocabile della grande preoccupazione, della gravità della situazione e del fatto che la politica, di rinvio in rinvio, si trova ora davanti a quella che il commissario cittadino di Forza Italia Gigi Farioli definisce «quasi una mission impossible». Ed è proprio Farioli a rompere indugi e silenzi e fare un appello «affinché, in questo momento di decisioni non più rinviabili, anche la Regione faccia la sua parte e si segga attorno a un tavolo per accompagnarci in un percorso che consenta di arrivare alla chiusura fissata al 2027, di evitare il default della società e dall’altro garantire il mantenimento in vita della spa».

Un ginepraio

La già complicata questione Accam è stata resa ancor più ingarbugliata dalle fiamme del rogo. Tra la conta dei danni, lo stop all’impianto e la questione delle polizze assicurative che secondo alcune indiscrezioni non ci sarebbero. Criticità che si vanno a sommare alle altre (non da poco) già sul tavolo: ovvero l’uscita dalla gestione in house, le gare per l’affidamento del servizio dei Comuni soci da indire, la disparità tra la data di fine attività dell’impianto (2027), quella del contratto d’affitto del terreno di proprietà del Comune di Busto (2025) e quella ancora della gestione del termovalorizzatore da parte di Europower (2021). Senza contare i soci che vorrebbero cedere le quote, quelli che hanno deciso di non conferire più e tutti gli altri che sono piuttosto smarriti davanti a questo ginepraio. Dove il Comune di Busto, in quanto socio di maggioranza e proprietario del terreno su cui sorge Accam, si trova a giocare una partita pesante, complessa e decisiva.

Basta tentennamenti

«Spero non sia troppo tardi – esordisce Farioli – poiché è il momento di prendere decisioni forti e senza più tentennamenti. E’ anche bene in questo momento mettere da parte tutte le prese di posizione pregiudiziali. Poiché in ballo non c’è più solo la questione della fine attività per il 2027. Il rischio è che la società non riesca più a rispettare il piano industriale, ma neppure a garantire lo smantellamento dell’impianto e la bonifica in caso di fallimento».

Salvare il salvabile quindi? «Dico che bisogna trovare una soluzione per scongiurare lo scenario peggiore – dice Farioli – Ciò significa che non possiamo trovarci con una società in default, con un impianto da smantellare e un terreno da bonificare sulle nostre spalle. Quindi da un lato è necessario accompagnare il percorso per arrivare al 2027, ma anche mettere in campo una visione programmatica su possibili scenari futuri, coinvolgendo Regione Lombardia».

Convocata l’assemblea dei soci

Nel frattempo nella giornata di oggi, martedì 4 febbraio, ai Comuni soci di Accam è stata recapitata la convocazione dell’assemblea. La data fissata è per il prossimo 7 febbraio alle 17.30. Sarà quello un passaggio importante. Nei giorni scorsi, infatti, più di un sindaco aveva avanzato la richiesta di avere maggiori informazioni sulla situazione dopo il rogo.

Intanto la società Accam sta cercando di tirare le somme dei costi da sostenere per rimettere in funzione l’impianto, almeno una linea, e tamponare le perdite per la mancata attività che pare si aggiri attorno ai 200 mila euro la settimana. Per quanto riguarda invece le turbine andate al rogo, si parla di 500 mila euro per una e di 1 milione e 500 mila euro per riparare la seconda.

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