Il caro energia mette in ginocchio gli allevatori: a rischio una stalla su quattro

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VARESECon l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, che vanno a gravare su una situazione già fortemente compromessa, nel Varesotto è a rischio una stalla su quattro. Il settore zootecnico è, insieme all’ortofloricoltura, «uno dei più colpiti dalla crisi determinata dalla pandemia e dalle speculazioni di chi ha cercato di trarre un illecito vantaggio da questa situazione», ha denunciato oggi, mercoledì 9 febbraio, Fernando Fiori, presidente della Coldiretti provinciale.

L’esplosione dei costi di energia e mangimi

«Dobbiamo difendere la dignità delle imprese agricole davanti all’esplosione dei costi di energia e mangimi – è l’appello lanciato dall’associazione di categoria – e, con il latte spot venduto sul mercato a quotazioni record, è necessario intervenire per salvare uno dei settori più colpiti, quello zootecnico». Comparto fondamentale per l’economia agricola del Varesotto, già si è trovato alle prese con la recente chiusura della Centrale del Latte, che rappresentava un forte simbolo di identità.

Un comparto strategico anche a livello nazionale

«Non possiamo permetterci di mettere a rischio il futuro di un settore che produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca – ha continuato il presidente della Coldiretti di Varese – grazie a circa 30mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola e in particolare in Lombardia, dove si munge il 40% circa del latte italiano». Ma la zootecnia è un comparto più che strategico anche a livello nazionale: nelle stalle nazionali è munto circa il 75% del latte consumato dagli italiani e si produce il 55% della carne necessari ai consumi interni.

«Puntare all’autosufficienza alimentare»

«Con la pandemia da Covid – ha concluso Fiori – si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza che riguarda pressoché tutti i comparti del settore primario.
È fondamentale puntare all’autosufficienza alimentare per stabilizzare le quotazioni e garantirsi adeguati approvvigionamenti di fronte alla situazione di instabilità che caratterizza i mercati dopo la pandemia, ma soprattutto tutelare il Made in Italy.
Il giusto prezzo e il contrasto alle pratiche sleali e agli abusi di potere lungo tutta la filiera rappresentano una questione di democrazia, giustizia e libertà. Se il prezzo del cibo diventa un campo di speculazione a perdere saranno sempre gli agricoltori e i consumatori».

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