Casba di via Dante a Cerro, ultimo atto. Sgomberati gli inquilini irriducibili

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CERRO MAGGIORE – «Ho 83 anni, vivo in Italia da 50. Sono venuto dal Marocco e ora mi toccherà vivere in strada, perché non ho nessun posto dove andare». «Perché io sono rimasto l’ultimo? Cosa ho fatto di male?» chiede un altro immigrato sulla sessantina, senza ricevere risposta. Vicino a loro, una signora romena accatasta le sue cose sul marciapiede, in attesa del marito che rientri dal lavoro a prenderla. «Sono proprietaria di quella casa da 3 anni, non abbiamo un’altra sistemazione».

Sono le voci degli ultimi inquilini del caseggiato di via Dante 68 a Cerro Maggiore, proprio al confine con San Vittore Olona. Questa mattina, lunedì 10 ottobre, ad accompagnarli fuori dalle loro case sono intervenuti il Comune, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri del Reggimento Lombardia di stanza a Milano e la Polizia locale (nelle foto). L’ultimo atto di un contenzioso in sospeso da anni si è svolto ordinatamente, senza resistenze da una parte né il ricorso alla forza dall’altra. Il tempo di rassegnarsi all’inevitabile e anche gli irriducibili fra gli inquilini della “casba” di Cerro hanno fatto fagotto.

Operazioni svolte in tranquillità

Erano rimasti in 7, adulti e stranieri. Tutti gli altri – appena 6 mesi fa i residenti erano 85 – se n’erano già andati. Le famiglie con persone fragili o minori erano già state ricollocate in alloggi pubblici. Un’opera paziente condotta con l’ausilio dei servizi sociali e di alcune associazioni locali, per trovare a tutti un tetto più sicuro e pulito di quello di via Dante, da tempo inagibile e invivibile sotto diversi aspetti, a cominciare dall’igiene. Tutti, tranne chi non aveva accettato una nuova sistemazione o ne aveva diritto, perché adulto e con un lavoro. Fra gli inquilini, anche 25 proprietari a pieno diritto dell’appartamento dove vivevano, magari dopo averne estinto il mutuo con molti sacrifici o averlo ereditato.

«Ce l’abbiamo fatta – sospira il sindaco, Nuccia Berra, arrivata sul posto alle 8.45, quasi due ore dopo l’inizio delle operazioni di sgombero forzato – C’erano situazioni di pericolo che non ci facevano dormire la notte. Che avremmo proceduto allo sgombero lo sapevano da agosto, mica stavamo scherzando». «Tredici famiglie – interviene l’assessore alla sicurezza, Alessandro Provini – sono state sistemate in case comunali o di Aler ma gestite dal Comune, in affitto e con canone concordato, tutte a Cerro. Un’altra ha trovato alloggio in una casa confiscata alla malavita organizzata, mentre per un italiano ultra 80enne il sindaco ha trovato una sistemazione tramite il Chiostro Solidale».

Topi, rifiuti e allacciamenti abusivi

Le condizioni fatiscenti dell’immobile, che ha un secolo di vita, sono ben visibili anche dalla strada. Cavi elettrici improvvisati corrono sulle pareti esterne, sbrecciate e costellate di antenne paraboliche e non, fissate alla meno peggio. Nel cortile e dietro l’edificio, cumuli di rifiuti con carrelli di supermercati, cassonetti, biciclette, secchi, scatoloni, perfino un sanitario. E poi materassi, vecchi elettrodomestici, passeggini, culle, giocattoli, seggiolini per bambini. Un topo corre da un cumulo all’altro sotto i nostri occhi. Su un lato, una bici in buono stato poggiata su manubrio e sellino e legata con una grossa catena.

Tutti i rifiuti saranno rimossi, mentre i Vigili del Fuoco hanno provveduto a forzare con attrezzi da scasso le porte delle cantine, per accertare che non vi fossero altri inquilini o materiali pericolosi, come bombole a gas. Nel bel mezzo delle operazioni, sorvegliate da un nutrito schieramento di Carabinieri in tenuta anti sommossa, un immigrato infila l’uscita su una bicicletta, con tutti i suoi averi in un trolley. Era uno degli inquilini abusivi. Altri, regolari, caricano le auto di valigie e sacchi della spesa pieni di cose; una non parte, ha la batteria scarica e rallenta le operazioni, svolte sempre in tranquillità.

Berra: «Problema finalmente risolto»

Per Cerro e San Vittore, nel cui territorio prosegue la strada appena pochi metri più in là, è la fine di un problema che si trascinava da molti anni. Gli ingressi al piano terra e gli accessi alle 4 scale del caseggiato saranno murati con blocchi di cemento per impedire eventuali rioccupazioni in barba all’ordinanza del sindaco. A metà mattina si sono già messi al lavoro i tecnici dell’Enel, due squadre cui si è unito un camion con cestello telescopico, per rimuovere gli allacci abusivi alla corrente elettrica.

«La fase successiva – conclude il sindaco – si vedrà con la proprietà, privata e suddivisa in più soggetti». Per tutti, il Comune ha imposto l’obbligo di ristrutturare l’immobile fino a metterlo a norma per potervi rientrare. Ma difficilmente chi è uscito dalla casba di via Dante potrà o vorrà farci ritorno.

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