Elezioni, il pasticcio delle candidature di Ferragosto

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Enrico Letta, segretario del Partito democratico

Emma Bonino, la cui esperienza politica è indiscutibile, in una intervista a Radio24 getta acqua sul fuoco: “Ricordo che fare le liste è stato sempre molto difficile in qualsiasi partito e normalmente si chiudevano all’ultimo minuto utile”. La leader di + Europa è intervenuta in difesa dell’alleato Partito democratico che, nella notte, ha licenziato i nomi dei candidati alle elezioni di settembre. La notizia ha però generato una sollevazione molto ampia, tra dem scontenti, esclusi eccellenti, rinunciatari per protesta o per dichiarato o sottaciuto disimpegno, dimenticati per scelta o per disattenzione, segreterie e circoli territoriali inascoltati dalla direzione nazionale. Un pasticcio che riguarda anche la provincia di Varese dove, a Busto Arsizio, è stata esclusa in corsa l’ex senatrice Erica D’Adda per fare posto alla giovane Noemi Cauzzo.

Evitiamo di entrare nel merito di una decisione piuttosto singolare per le modalità e irritante per la mancanza di chiarezza sull’accaduto da parte dei vertici Pd e della diretta interessata, la stessa D’Adda. Il “giallo” bustocco richiama comunque l’attenzione sia sul Rosatellum, una legge elettorale che produce guai procedurali e non solo, sia sulla fretta del partito di Enrico Letta di comunicare le liste per arrivare prima degli avversari politici  (a che pro?) e, infine, sia sulla riduzione del numero dei parlamentari; un aspetto, quest’ultimo dei tagli dei posti, forse giusto nelle intenzioni, sbagliato nella tempistica a fronte del farraginoso e poco democratico – parlamentari nominati, non eletti – Rosatellum.

A pagarne le spese sono tutti i partiti, non soltanto i piddini. I quali partiti, alla luce del voto anticipato, sono costretti allo sprint per indicare le candidature, soprattutto devono far quadrare i complicati equilibri interni nel bel mezzo del mese d’agosto, quando, di norma, si pensa a ben altro. Tutto ciò concorre a ingarbugliare la matassa e, in alcuni casi (Busto Arsizio insegna) a incorrere in scelte affrettate, senza la necessaria ponderazione che le circostanze impongono. Il risultato è un ennesimo colpo all’affidabilità della politica in generale, con inevitabili ripercussioni sulla fiducia che i cittadini le riservano da qualche anno a questa parte, confusi e disorientati da dinamiche che sembrano (sono) orientate a obiettivi di bottega, non certo ad affrontare e risolvere i problemi della collettività. Che sono noti a tutti e che riguardano purtroppo la stragrande maggioranza degli italiani. Al punto che i sondaggi annunciano già quale potrebbe essere il primo partito dopo il 25 settembre: il partito dell’astensione.

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