L’ex maglificio di Arcisate diventa centro d’emergenza e polo formativo

I due capannoni dell'area industriale acquistata dalla Comunità Montana del Piambello

ARCISATE – Dove un tempo si producevano capi di maglieria in futuro troveranno sede le realtà locali di sicurezza e soccorso e gli studenti di corsi di specializzazione. Ma non solo: altre destinazioni sono al vaglio, tra cui un mercato coperto. Nuova vocazione dunque per l’ex Maglificio Moderno di Arcisate, grazie all’investimento della Comunità Montana del Piambello che ha acquistato lo stabile industriale dismesso, situato proprio di fianco alla sede dell’ente. Oggi, venerdì 5 maggio, la presentazione alla stampa del progetto, con un sopralluogo interno ed esterno in quella che diventerà la “Casa del Piambello”, uno spazio restituito alla collettività.

Destinazione polifunzionale

La copertura in pannelli fotovoltaici dell’ex area industriale

L’area industriale è stata ritirata da un fallimento mediante asta giudiziaria: un investimento coperto grazie all’impiego di fondi provenienti da Regione Lombardia, Bacino Imbrifero Montano del Ticino, Provincia di Varese e propri della Comunità montana. 751mila euro l’offerta con cui l’ente si è aggiudicato l’immobile superando l’altra proposta in campo, presentata da un’impresa immobiliare. L’acquisto è stato rogitato ufficialmente mercoledì 3 maggio. L’ex stabilimento, in una posizione strategica al centro della Valceresio, a pochi chilometri da Varese e a 500 metri a piedi dalla stazione di Arcisate, avrà una destinazione polifunzionale pensata per l’intero territorio comunitario. In uno dei due capannoni avranno sede innanzitutto i servizi di Protezione civile, Antincendio boschivo, Vigilanza ecologica volontaria e le organizzazioni di soccorso. Si partirà proprio da qui, con un centro d’emergenza per tutta la valle. «Sono in Comunità montana da 30 anni e non ho mai visto un’attività così fervida del mondo del volontariato, che va premiato – commenta il presidente della Comunità montana Paolo Sartorio – in questo modo raccorderemo meglio l’attività tra volontari ed enti locali».

I mezzi della Protezione civile sono già stati collocati nel primo capannone

Obiettivo polo formativo

I due edifici che componevano il maglificio sono interamente dotati di copertura fotovoltaica, che produce 2 megawatt di potenza. Un aspetto che consentirà la massimizzazione della produzione energetica e del contenimento dei consumi. La definizione delle ulteriori destinazioni sarà frutto di un doppio confronto tra la giunta esecutiva dell’ente con l’assemblea comunitaria e la conferenza dei sindaci, con l’obiettivo di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla struttura per lo sviluppo del territorio. Tra le ipotesi su cui si sta lavorando c’è la creazione di un polo formativo, da ospitare nel secondo grande capannone, dove potranno trovare sede le attività del Cfp che attualmente opera a Bisuschio in spazi limitati. In questo modo potrebbe partire anche il quinto anno. Il sogno è quello di traslocare il Cfp dall’anno scolastico 2024/25. C’è poi l’obiettivo di affiancare anche un Its (istruzione tecnica superiore). «Il nostro territorio è scoperto da questo punto di vista – dice la vicepresidente dell’ente montano Debora Lonardi – si potrebbe formare i ragazzi a favore delle esigenze di industria, agricoltura e turismo nel nostro territorio che ospita un sito Unesco».

Il presidente Sartorio nel secondo capannone, che dovrebbe ospitare il polo formativo

Le altre idee

Ma lo spazio potrebbe sposare anche altre finalità: nel complesso è infatti presente anche una villa liberty su due piani adibita ad uffici (nella foto sopra), che potrebbe diventare una sorta di casa delle associazioni del territorio. Una tettoia già presente tra i due capannoni potrebbe invece convertirsi facilmente in uno spazio per un mercato coperto. Le possibilità sono tante dunque e verranno messe nero su bianco con la fase di progettazione. Gli spazi sono davvero estesi, con una superficie totale di quasi un ettaro, di cui 7000 metri quadri di superficie coperta. Tra la ferrovia e i capannoni ci sono inoltre 4000 metri quadri di area che potrebbe essere utilizzata come posteggio per i pendolari, un tema molto caldo nei comuni della zona. Nel complesso dunque un’operazione importante di recupero del sito produttivo di un’azienda con più di 100 anni di storia chiusa nel 2018. Infine l’aspetto energetico, come sottolineato dal presidente del Bim Patrizio Frattini. «Ho un sogno nel cassetto: dar vita nelle nostre valli a un’importante comunità energetica. Questo può essere il mattone iniziale coinvolgendo le amministrazioni e i privati: con i pannelli fotovoltaici abbiamo già una base per una produzione energetica molto importante».

La tettoia già esistente potrebbe essere adibita a mercato coperto