Crisi climatica, Luca Mercalli a Filosofarti: «Nessuno vuole sentire parlare di limite»

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Walter Girardi e Luca Mercalli

GALLARATE – «Io posso dare il supporto dei numeri. Posso spiegare come mettere un pannello solare ma devi pensarci tu a come renderlo figo». Così Luca Mercalli ha risposto ieri, sabato 4 marzo, un ragazzo del pubblico, su come affrontare le sfide del clima in uno scenario che si prospetta tutt’altro che roseo. Come il climatologo piemontese ha spiegato, dialogando al Teatro delle Arti con Walter Girardi, la questione, oltre alle strategie da mettere in atto, riguarda anche, alla luce del «grande scollamento» avvenuto, il coinvolgimento e la coesione di quanti scendono in piazza per protestare su questi temi. «È l’ottava volta che vengo qui a Gallarate, ma non è una bella notizia. In vent’anni non è cambiato niente, anzi, siamo peggiorati».

Obiettivi chiari e creatività

«Lo sciopero per il clima che si è tenuto ieri a Milano, rispetto alla quantità che in partenza c’era in tutte le piazze d’Italia, è stato un fiasco» ha commentato il meteorologo, rilevandone l’assenza dai media. E, nel caso di frange più estremiste come Extinction Rebellion, «un’informazione tendenziosa ha giocato a demonizzare quelli che, alla fine, hanno sempre e soltanto imbrattato i vetri a protezione delle opere d’arte. Così non si è guardato al clima, ma alla latta di vernice. I consigli che posso dare sono due. Oggi non paga più un impegno generico, meglio protestare in modo chirurgico, scegliendo obiettivi chiari dove si vedano subito risultati concreti, tangibili: per esempio i decreti per le comunità energetiche rinnovabili, che giacciono impubblicati da sei mesi. Per il resto ben vengano le fantasie, il potenziale giovanile è proprio la creatività».

La differenza tra sviluppo e crescita

«Spesso si parla del clima solo quando c’è un’emergenza – e con un approccio timido all’emergenza stessa – ma non di responsabilità. Invece è proprio della filosofia chiedersi “perché sta accadendo tutto questo?”, parlare di etica, cioè che cosa è giusto fare». E il tema dell’edizione 2023 di Filosofarti, ha ricordato la fondatrice Cristina Boracchi introducendo l’incontro, è “limite/illimite”. «Bisogna distinguere tra il termine “sviluppo”– ha spiegato Mercalli – che, come il nostro ora in questa sala, non è per forza materiale o quantitativo, rispetto a “crescita” che, ha un’accezione fisica, di aggiunta. Tutto in natura ha una crescita e si ferma. Un bambino cresce, ma, se continuasse sempre, alla fine avremmo un ottantenne di otto metri con le caviglie che si sbriciolano, perché non possono reggere il peso. Nessuno vuole sentire parlare di limite; però, come disse Kenneth Boulding nel 1966, chi crede a una crescita esponenziale in un mondo finito o è un pazzo o è un economista».

Cristina Boracchi

«La soluzione non c’è più, resta solo il minor danno»

Se “I limiti alla crescita”, rapporto steso dal Club di Roma nel 1972, poteva in effetti essere culturalmente difficile da accettare, peggio è andata al suo aggiornamento cinquant’anni dopo, quando «la soluzione non c’è più, resta solo il minor danno. Prima poteva essere come andare a rovinare una festa appena iniziata, ora è già degenerata, è tutto pieno di fumo, c’è vomito per terra e non c’è più nessuno. Ma ciononostante, il documento con grafici aggiornati, che confermano quanto già previsto negli anni Settanta, non ha nemmeno ricevuto l’onore delle cronache». Ma a restare inascoltato è anche il monito – «Stiamo usando la natura come un cesso» – del segretario Onu Guterres e la stessa Danimarca, Paese più virtuoso del mondo per controllo di emissioni di CO2, finisce comunque per posizionarsi quarta nella relativa classifica, con i primi tre posti rimasti vacanti.

Una trappola a livello globale

Sebbene l’allarme sia stato già lanciato più volte da «giganti» come Dennis Meadows, Michel Mann e Phil Jones, «il messaggio non passa e gli interessi economici ci marciano. Mann è stato anche accusato – e poi scagionato – di truccare i dati. Non ce n’è bisogno: basta farsi una passeggiata in Valtellina e vedere che i ghiacciai non ci sono più, è un po’ strano». E l’Ipcc indica «inequivocabilmente» i gas a effetto serra come principale causa dello scaldarsi del clima. Mercalli ha annunciato che continuerà con le conferenze fino al 2030 – restano meno di sette anni per ridurre della metà le emissioni di anidride carbonica – per poi comprarsi una Maserati, mangiare fiorentine ogni giorno e tenere le porte finestre aperte d’inverno, «se non ci saremo riusciti a quel punto il cambiamento sarà cattivo, almeno vedrò la fiammata finale e mi divertirò. Crescere può essere una trappola a livello globale: se prima non si capisce questo quadro i tecnicismi non servono, non ha senso andare sulla ricetta quotidiana».

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