Silvestrini: «A Gallarate il commercio muore». Mazzetti: «Falso, più aperture»

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GALLARATE – «Rimango stupita per due cose: l’assoluta sfacciataggine con cui si tralascia la narrazione di quanto abbiamo fatto – e stiamo facendo – per i commercianti e la volutamente errata narrazione dei dati». Sono le parole dell’assessore al Commercio e alle Attività Produttive, Claudia Mazzetti. Che ora replica alle recenti dichiarazioni della candidata sindaco del centrosinistra, Margherita Silvestrini (Pd), sull’andamento delle imprese a Gallarate. «Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Varese – aveva detto Silvestrini – le attività economiche, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2019, hanno subito un trend negativo pari a 386 unità». Trend che, invece, «tra il 2014 e il 2016 era in crescita costante». Da qui, la presa di posizione netta da parte dell’esponente della giunta Cassani: «I dati si possono interpretare in molte maniere, però l’assoluta inadeguatezza con cui lo staff di Silvestrini si rapporta ai dati è ingannevole». Sì, perché «riguardano tutte le attività (da quelle agricole, a quelle edili a quelle legate alla pesca), quindi non utilizzano solo quelli degli esercizi di vicinato, che hanno visto una crescita nei 5 anni di amministrazione (dati “impresainungiorno” Suap, con un differenziale di +337 aperture rispetto alle chiusure)». Ed è botta e riposta.

Le proposte del centrosinistra

Un passo indietro: lo spunto per le osservazioni della candidata sindaco del centrosinistra è arrivato da via Manzoni, «un esempio noto a tutti per le difficoltà delle attività: molti negozi sono chiusi e i dati hanno
evidenziato dal 2016 in poi un trend negativo». Sul tavolo anche proposte «concrete» per il rilancio degli esercizi in città. A partire «una piattaforma e-commerce, che possa supportare la visibilità dei commercianti attraverso la promozione dei propri prodotti». Ma anche, «agevolazioni fiscali che possano garantire affitti più calmierati – in centro come in periferia – facendo leva sui proprietari». E ancora: «Rilancio del commercio significa pianificare e organizzare in maniera strutturata le attività nel tempo. Questo vuol dire riorganizzare il Duc, affinché le attività commerciali godano di una regia professionale che sappia sponsorizzare il brand di Gallarate». Punta poi alla possibilità di «rendere ancora Gallarate una città attrattiva». Come? «È necessario creare una sinergia tra le organizzazioni commerciali e culturali, anche alimentando le relazioni tra i privati e le funzioni pubbliche». Non solo: «È importante rendere sia il centro che i rioni attrattivi per tutti i target, in modo da sviluppare un’offerta varia e di qualità».

Tutti i numeri. E «l’inattendibilità di certi comunicati»

Ora tocca a Mazzetti dire la sua. Intanto, «è ben noto che alcune attività, per il fisco e per la Camera di Commercio, smettono di esistere ben dopo aver abbassato per l’ultima volta la saracinesca». Un modo per dire che «tutti i dati non sono esatti e riferiti all’anno in corso, ma hanno un’onda più lunga: molte cessazioni dovute al Covid vedranno una chiusura definitiva nel 2022 o anche oltre». Inoltre, analizzando i dati messi in evidenza da Silvestrini, «si sbaglia ad attribuire i dati del 31 dicembre 2016, visto che il sindaco era Cassani e non Guenzani». E mostra i numeri delle imprese attive nel quinquennio 2015-2020 nelle tre grandi città della provincia – Gallarate (5518-5251), Busto Arsizio (7192-6770) e Varese (7205-6746) – e il dato provinciale (61.908-58074). Numeri che «fanno emergere come in città ci siano circa 250 imprese attive in meno, ma non si dice che il 60% di queste erano legate al settore delle costruzioni, ad esempio, e che hanno visto un calo da 780 a 639 attività». E aggiunge: «Si tratta, in larghissima parte, di imprese individuali. E non di aziende o negozi. Già questo servirebbe a far capire l’inattendibilità di certi comunicati». Da qui, tira le conclusioni: «A Gallarate la flessione (-4,84%) è decisamente inferiore rispetto a quella che ha subito Busto (-5,87%) e soprattutto Varese (-6,37%). Anche la media provinciale è decisamente più elevata (-6,19%) del dato gallaratese, sinonimo che le misure messe in atto in questo quinquennio hanno fatto sì che, a Gallarate, la crisi si sentisse meno rispetto alle altre città della provincia».

L’elenco «di quanto fatto»

Da non dimenticare il fattore Covid, che ha pesato sia sulle chiusure che sulle possibili aperture, tra ritardi e mancata realizzazione. «Noi abbiamo già da anni introdotto incentivi, premialità e sgravi a chi affitta e a chi fa attività». A dare man forte, un «breve elenco di ciò che è stato fatto, in modo che tutti possano giudicare con la loro testa di fronte alle evidenze. E non davanti ai comunicati da campagna elettorale». Ovvero:

  • Riduzione dal primo mese di amministrazione Cassani del 20% del costo della sosta
  • Il doppio delle risorse destinate ogni anno al Distretto del commercio.
  • Riduzione al 50% della tari per 3 anni per le nuove aperture di pubblico esercizio, commercio e attività artigianale;
  • Riduzione al 50% dell’Imu per 3 anni sempre nel caso delle nuove aperture, per i proprietari degli immobili in cui si apre la nuova attività.
  • Scontistiche per i parcheggi in contemporanea con gli eventi organizzati dal Duc
  • Sosta gratuita al sabato
  • Corsi di neuromarketing per i commercianti
  • Finanziamento e coordinamento delle campagne promozionali delle attività gallaratesi
  • Nel 2020, taglio della Tari per tutte le utenze non domestiche del 31,8%
  • Nel 2021, taglio della Tari per le utenze non domestiche fino al 33%
  • 180mila euro per il bando per le attività del Duc
  • 160mila euro per il bando per le attività extra Duc

Comune di Gallarate vicino al commercio. E il presidente Chiodi applaude

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