Il problema di Lonate Pozzolo? Il traffico

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Don Gianbattista Inzoli, parroco di Lonate Pozzolo

Spirito pratico di un sacerdote: “Il tema della legalità lo diamo per scontato: è un principio non discutibile”. L’ha detto don Gianbattista Inzoli, parroco di Lonate Pozzolo, in apertura del confronto pubblico tra i quattro candidati a sindaco, mercoledì 3 maggio, all’oratorio del “ridente” borgo in riva al Ticino e a ridosso della Malpensa. Così ridente che è segnalato dall’autorità giudiziaria quale residenza di una delle cosche più attive della ‘ndrangheta. Non certo polvere da nascondere sotto il tappeto, a meno che don Gianbattista volesse evitare la bagarre, indirizzando il dibattito sulle strade da asfaltare e la scuola da ristrutturare. Tutti argomenti che interessano i cittadini, ci mancherebbe. Ma la presenza della mafia calabrese, prima pervasiva al punto che sono scattate manette a go-go, ora endemica, ma tutt’altro che marginale, è una di quelle questioni che superano tutte le altre.

Chi farà il sindaco dopo il 15 maggio dovrà tenerne conto, eccome. Ma prenderne atto non è sufficiente, deve dire chiaro e tondo, non soltanto ai suoi concittadini ma alla più vasta comunità, come intende collaborare con la magistratura e le forze dell’ordine per tenere fuori dal Municipio il diavolo. E ci siamo capiti. Tanto più che un primo cittadino ha già dovuto rispondere in passato alla giustizia per certe faccende corruttive che avevano la ‘ndrangheta sullo sfondo. Niente di dimenticato, nulla da archiviare. Il problema resta e riguarda Lonate Pozzolo e l’intero circondario, non soltanto per una questione d’immagine, ma per una più decisiva cifra di sicurezza e di tranquillità sociale. Se uno dei candidati dichiara nel suo slogan elettorale di stare dalla parte degli onesti, un altro invita con voce stentorea in assemblea a dimostrare dove stia di casa l’illegalità a Lonate. Uguale al boss del film Johnny Stecchino, che spiega a uno stordito Benigni che il vero problema, anzi, la piaga di Palermo, è il traffico.

Il sindaco uscente, Nadia Rosa, è stata più volte intimidita da ignoti persecutori. Altri esponenti politici hanno dovuto ricorrere ai carabinieri (e alle querele) per garantirsi l’incolumità personale. Poi, per carità, la legalità è un principio non discutibile, come sostiene il parroco. Di più, è una precondizione per chiunque si faccia carico della gestione pubblica.

E’ così che ci viene scontato ricordare una voce che gira in questi giorni pre voto a Lonate, anche sui social; indiscrezione che racconta di un candidato (o candidata) consigliere comunale che si sarebbe fatto/a tatuare su una spalla il Sieg Heil di hitleriana memoria. Il “saluto alla vittoria” dei nazisti. Tutto bene? E’ legale? Si può? No, che non si può: al di là delle leggi per apologia del nazismo, è una questione etica, di serietà istituzionale, di rispetto per le vittime di quel regime sanguinario, di estremismi ideologici da rigettare senza appello. Con certe cose non si scherza. Per questo, il capo della lista che ospita il neo nazi, una volta accertate queste voci, faccia ammenda pubblica. Per non scoprire a urne chiuse che parlando di legalità si è fatta carta straccia della decenza e della verità. Altro che Heil Hitler.

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