La proposta di Sonia e le città incapaci di fare squadra

Sonia Serati
Sonia Serati

Sonia Serati, consigliera comunale a Gallarate, durante il dibattito municipale sul bilancio ha buttato lì l’idea di unirsi a Busto Arsizio nella realizzazione di un nuovo impianto sportivo, argomento che ha tenuto banco durante la riunione. Qualcuno, come scrive Gabriele Ceresa su Malpensa24 nella cronaca dell’assemblea civica gallaratese, l’ha giudicata una provocazione. Le provocazioni vere sono di ben altro segno. Quella di Serati è al massimo una forzatura della realtà corrente, nel mezzo di un contesto politico, che a Gallarate come altrove, non vede al di là del proprio naso. Una politica che non ce la fa ad abbattere i campanilismi per ampliare il proprio campo d’azione e fare squadra.

Sia Busto sia Gallarate hanno in programma interventi strutturali per lo sport. Busto voleva realizzare un campus galattico a ridosso del confine con Gallarate. La quale, a sua volta, intende costruire un palazzetto dello sport. Il progetto bustocco è miseramente fallito per l’inaffidabilità degli operatori privati. Ora è costretta a ridimensionare le proprie ambizioni ripiegando su un più abbordabile palaginnastica da ricavare sulle macerie dell’incompiuto palaghiaccio. Gallarate sta avviando l’iter per un nuovo palasport, ma deve trovare i soldi. E allora, perché non condividere gli sforzi con un progetto comune che soddisfi le esigenze di fare sport delle due città e consenta più facili soluzioni finanziarie? Una simile proposta è considerata un’eresia dalle attuali amministrazioni civiche, che intendono invece piantare bandierine a loro futura memoria, senza considerare che sta cambiando il mondo e che bisognerebbe effettuare una scatto culturale anche sul fronte delle opere pubbliche.

Certo, Busto Arsizio e Gallarate stanno realizzando assieme il nuovo ospedale. La regia dell’operazione è però della Regione: Palazzo Gilardoni e Palazzo Borghi da soli non riuscirebbero nemmeno ad aprire il confronto, tesi come sono all’autoreferenzialità e alle primogeniture. Ciascuno per la propria strada benché non esista più soluzione di continuità urbanistica tra le due città. Si potrebbe dire che in passato qualcosa hanno concretizzato assieme: la caserma dei vigili del fuoco. Ma era un’altra epoca e, lasciatecelo dire, in plancia c’erano politici autorevoli, con una personalità molto spiccata. Pronti anche loro a difendere il proprio orticello, ma anche capaci all’occorrenza di mettere da parte l’orgoglio identitario per il bene comune. Per dirla in un altro modo, la politica esprimeva alcuni leader a cui fare riferimento e ai quali era difficile dire di no.

Il discorso che riguarda Busto Arsizio e Gallarate può, anzi, deve essere allargato all’universo mondo istituzionale del Belpaese, arroccato sull’individualismo e inetto sul versante delle sinergie tra città. Dai piccoli ai grandi centri, ciascuno vuole fare da sé. In tutti i campi, o quasi. Invece di unirsi, ci si divide. Un esempio? L’improvvido scioglimento di consorzi tra Comuni, litigiosissimi tra loro, ancorati a logiche devastanti, dove fanno premio i personalismi, le appartenenze e le lotte tra i singoli partiti e dentro i partiti, in uno scenario economico e sociale che richiede ben altro approccio. Sappiamo perfettamente che stiamo predicando alla luna, che rischiamo di passare per illusi e visionari. Né più né meno come è stata considerata Sonia Serati dai suoi colleghi consiglieri che, da destra a sinistra, faticano a scrollarsi di dosso le incrostazioni mentali che impediscono loro di crescere e di rendersi finalmente innovatori.

serati busto gallarate – MALPENSA24