Lavoro per i detenuti: summit in Prefettura. «A Varese serve un nuovo carcere»

Un momento dell’incontro in Prefettura

VARESE – Il lavoro in carcere, ma anche fuori, per i detenuti come porta d’ingresso per rientrare in società. Questo il tema dell’incontro avvenuto questa mattina (lunedì 17 aprile) nella sala consiglio di Villa Recalcati. Momento promosso dal prefetto Salvatore Pasquariello con lo scopo di fare il punto della situazione, iniziare a costruire una rete tra istituzioni politiche, mondo dell’impresa, realtà scolastiche impegnate nella formazione professionale, associazioni e sindacati e organizzare un momento di confronto approfondito, un convegno, quale punto di partenza concreta per nuove progettualità.

Ed è stato proprio durante l’incontro, i cui motivi e ragioni sono stati condivisi da tutti, che è tornata d’attualità l’annosa questione della struttura carceraria varesina «datata e sempre più inadatta alle esigenze sia di chi è detenuto, ma anche di coloro che vi lavorano». Mancanza di spazi, sovraffollamento, struttura vecchia e inadatta.

I presenti

Il prefetto ha voluto mettere tutti attorno al tavolo. Erano presenti, oltre ai vertici delle case circondariali di Varese e Busto Arsizio, anche il mondo dei sindacati, quello delle realtà che operano a stratto contatto con le carceri, il mondo della scuola e della formazione (Enaip, i settori interessati della Provincia di Varese), le forze dell’ordine, i parlamentari del territorio Andrea Pellicini (Fratelli d’Italia), Stefano Candiani (Lega) e Alessandro Alfieri (PD), i consiglieri regionali Luigi Zocchi (Fratelli d’Italia), Giacomo Cosentino (Lombardia Ideale) e Giuseppe Licata (Italia viva), il sindaco di Varese Davide Galimberti, il consigliere provinciale delegato Michele Di Toro, Camera di commercio con il presidente Mauro Vitiello, Confindustria, il nuovo garante dei detenuti di Busto Pietro Roncari, i Lions e il Rotary.

Carcere di Varese, sempre lo stesso problema

Il prefetto è partito dalla Legge Smuraglia, quella sulle norme per favorire l’attività lavorativa dei detenuti, e ha ricordato che l’attività lavorativa è il miglior deterrente interrompere il “continuità” e il ritorno a delinquere, oltre a essere l’elemento più efficace per restituire dignità e favorire il reintegro sociale nel percorso dello sconto della pena e della riabilitazione e rieducazione.

Unanime il parere di presenti sulla necessità di lavorare in rete per potenziare le possibilità e le opportunità lavorative per i detenuti dentro e fuori le carceri. Molti poi, accanto alle difficoltà oggettive con le quali devono convivere le realtà di Varese e Busto (molto di più Varese che Busto), non hanno mancato di sottolineare una serie di esempi che rappresentano anche punti di eccellenza in tal senso. Il laboratorio di cioccolateria a Busto, ma anche i progetti di collaborazione tra la struttura di via per Cassano ed Enaip.

Punti di forza che potrebbero “moltiplicarsi”, ma che hanno nei limiti strutturali dei penitenziari una zavorra non indifferente. E a mettere il dito nella piaga è stato il deputato leghista Stefano Candiani: «Più Varese che Busto – ha detto – Da anni sentiamo parlare di un nuovo carcere, ma in tal senso non vedo grandi passi avanti. Accanto al tema di oggi bisogna fare rete anche per avere risposte concrete sulle strutture necessarie».

Posizione poi di fatto rilanciata anche dal sindaco di Varese Davide Galimberti, il quale ha indicato «nei fondi del Pnrr una possibilità per poter avere risorse da destinare a un nuovo carcere. Del resto – ha concluso – questo è anche il momento giusto per farlo in quanto a livello amministrativo siamo in fase di revisione del Piano di governo del territorio».