Le parole hanno un peso

busto reguzzoni parole
La Lega di Matteo Salvini è solidale con l'Ucraina

Se scrivessimo in modo esplicito “io sto con la Russia” non ci sarebbe bisogno di una chiarificazione. Appariremmo filo Russi, amici di Putin, schierati con una delle due parti ora in guerra, l’Ucraina e, appunto, la Russia. Un’altra cosa è se precisassimo che siamo con il popolo russo, con quella fazione di popolo che scende in piazza per manifestare in modo legittimo il proprio dissenso dalle scelte del Cremlino, fino al punto da rischiare la galera.

Perché ci siamo imbarcati in una simile premessa? Per dire che le parole hanno un peso, che nessuno le può usare a sproposito, soprattutto se si tratta di un personaggio pubblico, specialmente in un consesso affollato, dove una qualunque frase, detta anche per celia, può essere equivocata o, peggio, strumentalizzata. Ne sa qualcosa Paola Reguzzoni, commissario leghista di Busto Arsizio, assessore a Palazzo Gilardoni, da sempre aspirante a cariche più importanti e, per tutto ciò, in linea di principio obbligata alla temperanza verbale. Di questi tempi poi, per il dramma in corso, irrinunciabile.

Paola Reguzzoni, all’inizio discepola di Umberto Bossi, è sulla scena politica locale da tempo, con ruoli di primo piano esercitati con impegno e competenza, ma incapace per temperamento di evitare le iperboli lessicali. Insomma, non proprio una campionessa del parlare a modo. Così che l’altra sera, durante una riunione della Lega provinciale, si è lasciata sfuggire la sua personale adesione alla Russia. Lei sostiene fosse un battuta; le crediamo. Ma l’effetto è la girandola di sussurri e grida che hanno accompagnato quella frase del tutto inopportuna. Fatta arrivare da più fonti al nostro giornale. Apriti cielo. Vi lasciamo immaginare gli insulti contro di noi che l’abbiamo resa pubblica. E qualche minaccia. Fa parte del gioco: facciamo i giornalisti, non i monaci trappisti. I leghisti però dovrebbero sapere come va il mondo. Che i primi nemici della Lega sono loro stessi, che a volte si perdono nei problemi, affermano, smentiscono, rimontano. Insomma, se la suonano e se la cantano tra di loro.

La Lega di Salvini è stata putiniana, nessuno può negarlo. Adesso, giustamente, lavora per la pace, versante ucraino. Però non tutti sembrano allineati. E a volte escono dal seminato. Come è accaduto in consiglio comunale a Busto con Max Rogora, protagonista di un intervento al fulmicotone, con uscite e aggettivi da carrettiere. Obiettivo: l’equidistanza, così ci è parso di capire. Se non ci fossero di mezzo morti, dolore e assalti alla libertà, sarebbe un discorso da antologia dell’assurdo. Morale: un bel tacere non fu mai scritto.

Del resto, di parole a sproposito si è reso protagonista persino Biden, il presidente degli Stati Uniti che, soltanto alcuni giorni fa, ha definito Putin un macellaio e un delinquente. Sarà pure vero, ma se si insegue la pace occorre abbassare i toni. Così, come se non si vuole incorrere nei rigori dell’opinione pubblica e negli sgambetti prodotti addirittura dal fuoco amico, anche a livello locale, occorre pensare prima di esprimersi. Perché le conseguenze sono quelle che sono, nonostante proprio la diretta interessata, cioè Paola Reguzzoni, abbia preso in carico la gestione dei rifugiati ucraini nella sua città. E si sia fatta fotografare con i bambini profughi in braccio. Un gesto che smentisce la sua affermazione dell’altra sera. Per questo le crediamo. Con una amichevole avvertenza mutuata da Palombella Rossa di Nanni Moretti: “Ma come parla? Le parole sono importanti”. Cioè, hanno un peso.

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