Letteratura e politica: Buttafuoco a Varese presenta il libro di Marco Pinti

Buttafuoco, la copertina de “Il periodo ipotetico” e Pinti

VARESE – Non adora particolarmente l’etichetta di intellettuale. Tanto meno quella di “intellettuale di destra”. Anche se di fatto è entrambe le cose. Pietrangelo Buttafuoco, però, è anche molto altro: giornalista, scrittore, conduttore televisivo e opinionista. E sabato 4 marzo, alle 16, nella sala Morselli della biblioteca civica di va Sacco, Buttafuoco interverrà con l’assessore di Varese Enzo Laforgia e l’ex assessore regionale Stefano Bruno Galli alla presentazione del libro di Marco Pinti, volto noto della politica cittadina (e non solo) e autore de “Il periodo ipotetico”, romanzo d’esordio che ha “rapito” e sorpreso lo stesso Buttafuoco.

«Il libro di Marco Pinti – dice il giornalista di origine siciliane – ha la qualità di sorprendere e l’autore ha la capacità di narrare secondo i canoni previsti da ciò che è letteratura. Stiamo parlando di caratteristiche che sono tipiche dell’artista, e non di colui che si fa una spremuta di cervello. Nelle pagine de “Il periodo ipotetico” io, lettore, sono stato rapito dalle continue trovate, dalle suggestioni e dalla struttura drammaturgica che mi ha accompagnato fino alla conclusione restituendomi le regole fondamentali della catarsi».

Buttafuoco, passiamo dalla letteratura alla politica, altro “cosmo” che lei osserva e indaga con acume. Da destra. Qual è stata la sua reazione nel momento in cui ha vinto il centrodestra e Giorgia Meloni, prima donna premier nel nostro Paese, ha dato vita all’attuale governo?
«Il giorno delle elezioni e dello spoglio, per scaramanzia, ho evitato di pensare il meglio che potesse accadere. Poi invece la realtà mi ha apparecchiato questa sorpresa. Detto questo, la mia storia è diversa da quella di Giorgia Meloni e la sua idea di destra è quella della destra di oggi. Io sono incardinato nella tradizione».

Ma questa destra contemporanea al governo durerà?
«I presupposti non mancano, anche perché l’opposizione a questo governo, più che ai partiti di sinistra, è affidata all’establishment, a partire dai grandi giornali. La sfida è tra la realtà, costituita da chi è oggi al governo, e la narrazione, fatta dai giornali, che si fanno carico del ruolo di antagonista della realtà».

Proviamo a guardare nell’altra metà campo. Con l’avvento di Elly Schlein alla guida del Partito Democratico potrebbe cambiare qualcosa?
«Io non sottovaluterei la Schlein, che è infinitamente più coerente con l’humus della sinistra di quanto lo sia Bonaccini, che appartiene al passato. La sinistra che abbiamo conosciuto non esiste più. Quella attuale si basa su codici nichilisti ed è in questo contesto che Elly Schlein sta alla perfezione. Anche se il punto fermo resta la realtà, ovvero Giorgia Meloni. Anche la Schlein rientra nella sfera della narrazione».

Scusi Buttafuoco, ma nella dialettica tra realtà e narrazione, la politica non rischia di finire schiacciata e retrocessa a semplice comprimaria?
«La politica deve sempre avere il primato e resto convinto di questa necessità. L’assenza della politica porta al degrado dei vincoli sociali. La politica è prassi, visione, progetto e nell’oggi, ancor più di ieri, deve “utilizzare” il suo primato per governare cambiamenti e innovazioni».

Complicato a dirsi e a farsi, non crede?
«Io ho un unico fare, un unico vate e unica guida che mi accompagna nella comprensione dell’attualità: è Bonifacio Castellane (firma misteriosa e seguitissima sul quotidiano di Belpietro, ndr) con i suoi articoli su La Verità».

Osservando, anzi leggendo la sua “stella polare”, come andrà a finire?
«La vecchia talpa della storia scava e i cunicoli sono sempre inaspettati».