Magnificat, a Gallarate il capolavoro di Alda Merini sull’umanità di Maria

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GALLARATE – L’umanità di Maria, e il “sì” da lei pronunciato, sono al centro di “Magnificat”, capolavoro di Alda Merini che andrà in scena a Gallarate. L’opera, che si avvale della regia di Paolo Bignamini, sarà rappresentata alla Basilica di Santa Maria Assunta lunedì 10 dicembre alle 21. L’evento, organizzato dal Teatro delle Arti nell’ambito di “Parola e Mistero 2018”, celebrerà l’installazione del nuovo altare.

La vibrante interpretazione di Anna Scommegna

Le brucianti parole di Alda Merini, raccolte nel libretto “Magnificat”, suscitano una vibrante interpretazione da parte di Arianna Scommegna, che sa restituire tutta la carnalità, l’intimità e la sorprendente immedesimazione della poetessa milanese nei panni della Vergine Maria. Nell’opera l’umanità di quella che sarà la madre di Dio fa emergere una potente contraddizione: la vastità del divino sa trovare spazio in un corpo, e per giunta di una ragazzina. Vengono così mostrati lo spavento e la speranza, lo sgomento e lo stupore, il dubbio e la certezza, in un contrasto che trova compimento nell’accettazione del Mistero. La poesia di Alda Merini, nelle parole di Maria, riesce infatti a far coesistere lo smarrimento presente, il ricordo dell’innocenza passata e la dolorosa consapevolezza dell’avvenire. Maria è, allo stesso tempo, se stessa, la ragazzina che era e la madre di Dio che sarà. Si tratta di un cortocircuito vertiginoso e inafferrabile, ed è proprio della grande poesia consentire di scorgere questo incomprensibile. L’universo di Alda Merini è peculiare, ma solo in apparenza riconducibile agli elementi più evidenti che lo compongono e che tutti conosciamo e amiamo. La poesia del “Magnificat”, in particolare, ha una compiutezza, una maturità e un’elevazione tali da imporsi come testo capolavoro, opera irriducibile persino alla grandissima umanità della sua autrice. Alda Merini è infatti presente come per assenza, sempre in filigrana, in questo mirabile poema che restituisce a Maria tutto lo spessore del suo “sì”.

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