Blitz a Malpensa, il Pm chiede il carcere. Il Siulp: “Caccia alle streghe, senza uomini e tutele”

MALPENSA – Sono stati interrogati oggi, venerdì 22 marzo, dal Gip del Tribunale di Busto Arsizio i quattro anarchici del gruppo “No Cpr” che nel pomeriggio di mercoledì 20 marzo hanno fatto un blitz in pista a Malpensa bloccando il volo Air Maroc in partenza per Casablanca. Il tutto per impedire il rimpatrio di un cittadino marocchino definito, dagli antagonisti, il “compagno Jamal” trasferito dal Cpr di Gradisca di Isonzo dopo essere stato arrestato, per l’ennesima volta.

I precedenti

Al netto del fatto che i quattro, due uomini e due donne, i primi detenuti a Busto le seconde a San Vittore, hanno sbagliato aeroporto: mentre i quattro si facevano arrestare a Malpensa dalla polizia di frontiera Jamal decollava da Bologna e i quattro sono riusciti a bloccare il rimpatrio di un perfetto sconosciuto, il fatto è grave. E ci sono dei precedenti. Per questo il pubblico ministero di Busto Francesca Parola, titolare del fascicolo, ha chiesto per tutti e quattro la custodia cautelare in carcere. I precedenti sono facilmente riassumibili: il “compagno Jamal”, 13 condanne alle spalle di cui una per stupro, è lo stesso che sempre gli stessi quattro “No Cpr” avevano già tentato di liberare qualche settimana fa a Torino assaltando un mezzo della Polizia.

Solita caccia alle streghe, senza uomini e tutele

Su quanto accaduto è intervenuto oggi anche Paolo Macchi, segretario provinciale del Siulp, il primo sindacato della Polizia in Italia. Macchi, nel suo intervento, mette in fila tutta una serie di considerazioni vere e condivisibili.

Conosciamo molto bene il protocollo che si attiva dopo azioni del genere, in genere parte una prima ricerca di eventuali responsabili, di errori di valutazione e di errori operativi così in poche ore diventa possibile dire “i poliziotti hanno sbagliato e sono in corso accertamenti ai quali seguiranno provvedimenti secondo le singole responsabilità. L’abbiamo sentito tuonare centinaia di volte, prosegue Macchi il Segretario del principale Sindacato della Polizia di Stato, e puntualmente si cerca una testa da far saltare tra le forze dell’ordine. Una caccia alle streghe che viviamo all’indomani di ogni fatto eclatante che a parere di qualche intellettuale si sarebbe dovuto risolvere in modo diverso. Invece le uniche streghe da cacciare sono la carenza di personale e la paura ad operare. La prima strega è da risolvere con importanti iniezioni di personale alla Polaria, che con soli 460 operatori fatica a garantire la sicurezza e le inottemperanze di circa 12 milioni di passeggeri ogni anno e una realtà immensa nella quale operano ogni giorno 10mila persone. E questi 460 operatori sono distribuiti tra compiti di controllo documentale di frontiera, gestione amministrativa, sale operative, cinofili, artificieri, tiratori scelti, tutti su compiti distribuiti in turni per operare nelle 24 ore ed ecco spiegato che 460 poliziotti non sono sufficienti, in una situazione di grave deficit organico che abbraccia anche i commissariati e gli uffici dell’intera provincia. La seconda strega più infima ma sempre più influente è costituita dalla paura di operare, dal timore delle conseguenze di ogni azione in un sistema che, annoverando un esercito di figure antipolizia pronte a puntare il dito contro ogni azione di forza, ne condiziona efficacia e efficienza in quanto ognuno di noi sa bene che il significato di ogni intervento di polizia sarà travisato e penalizzato da mille giudizi sulle immagini girate. E questo solo nella migliore delle situazioni, quando addirittura non ci si deve preparare a difendersi in giudizio a proprie spese. E siccome queste streghe nessuno le sta cacciando bensì soffiano sul nostro mestiere ogni giorno, vedasi i fatti di Pisa, ecco che vedere come pochissimi operatori siano stati in grado di calmierare le conseguenze dell’azione dei compagni anarchici traendoli in arresto mi riempie di orgoglio e vorrei leggere solo encomi per quei giovani poliziotti che, coordinandosi tra loro sono riusciti nonostante l’inferiorità numerica a compiere una impresa impossibile evitando il peggio e fermando ogni compagno no cpr. In questi giorni le azioni di disobbedienza e gli scontri in situazioni di disordine pubblico sono lievitate e se non ci si occupa al più presto di questa strega diverrà inevitabile il corto circuito rafforzato dalla certezza di impunità che da un lato vede oltre 50 poliziotti feriti in pochi giorni e dall’altro la libertà di mettere in atto qualsiasi azione da parte dei compagni di turno o di altri professionisti del disordine.

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