Confermata la condanna in appello (un anno) a Maroni. «Deluso, ricorrerò»

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MILANO – La Corte d’Appello di Milano ha confermato oggi, venerdì 8 novembre, la condanna ad un anno comminata già in primo grado all’ex governatore della Lombardia Roberto Maroni, nell’ambito del processo sulle presunte pressioni per favorire, quando guidava il Pirellone, due sue ex collaboratrici che lavoravano con lui quando era ministro dell’Interno. L’ex presidente della Lombardia, che figura tra i quattro imputati, in primo grado era stato condannato a un anno (pena sospesa) e solo per uno dei due capi di imputazione contestati. «Sentenza ingiusta – la reazione di Maroni – non mi arrendo, ricorrerò in Cassazione».

La sentenza

La Corte, presieduta da Piero Gamacchio, ha soltanto riqualificato il reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente in turbata libertà degli incanti, in relazione all’accusa che riguardava l’incarico affidato a Mara Carluccio nell’ente regionale Eupolis, confermando la condanna ad un anno. E confermando anche l’assoluzione, già ottenuta da Maroni in primo grado, per l’accusa di induzione indebita relativa al tentativo di far inserire (secondo l’accusa, a spese di Expo) l’altra collaboratrice Maria Grazia Paturzo nella delegazione per un viaggio a Tokyo nel 2014. La Procura generale aveva chiesto per Maroni due anni e mezzo di reclusione per entrambi gli episodi. Confermate in secondo grado anche le condanne ad un anno per Giacomo Ciriello, ex capo della segreteria del governatore, a 10 mesi e 20 giorni per Andrea Gibelli, ex segretario generale del Pirellone e presidente di Fnm Spa e a sei mesi per Mara Carluccio.

Le reazioni

«Sono deluso e amareggiato per questa ingiusta sentenza – il commento alla sentenza che Maroni ha reso pubblico sui social network – ma non mi arrendo, ricorrerò in Cassazione perché sia riconosciuta l’assoluta correttezza e legittimità dei miei comportamenti. Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto nella mia lunga attività istituzionale e politica». Dopo il pronunciamento, il legale dell’ex segretario leghista Domenico Aiello fa notare che il suo assistito «si aspettava di essere assolto» e spiega: «Il reato è stato riqualificato ma è stata mantenuta la pena. Non è una sentenza né più pesante né più leggera di quella del primo grado. Non ho commenti da fare, devo prima leggere le motivazioni». Pur aggiungendo: «Non siamo d’accordo né sull’elemento soggettivo del reato né sulla riqualificazione operata dalla Corte d’Appello».

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