Me ne frego!

Non giriamoci troppo attorno: la presenza del principe Emanuele Filiberto e dei suoi sodali monarchici all’inaugurazione di sabato 17 di piazza Vittorio Emanuele II a Busto Arsizio è diventata un caso politico, oltre che ideologico e di opportunità. Una situazione che non si può liquidare come il frutto dei capricci dei partiti di maggioranza, Lega e Forza Italia, che hanno annunciato il loro dissenso dalla manifestazione così come impostata, né si tratta della conseguenza della presunta strumentalizzazione dei gruppi di sinistra, se mai esista ancora la sinistra, pronti ad azzannare la giunta di centrodestra per la scelta del 17 novembre, una delle date simboliche delle infami leggi razziali fasciste.

Il punto, piaccia o no, è che il sindaco Emanuele Antonelli e l’assessore Paola Magugliani, promotori della discussa iniziativa, sono oggi isolati. Condizione che però non avrà conseguenze pratiche per una ragione soprattutto: il primo cittadino è al momento inamovibile dalle due poltrone che occupa, quella di capo di Palazzo Gilardoni e di presidente della Provincia. Vi rimane soldamente assiso sia perché lì posto proprio da berlusconiani e leghisti, sia perché un suo allontanamento equivarrebbe a destabilizzare il già fragile sistema politico locale, dentro il quale c’è chi (vedi Forza Italia) non ha bisogno di sconquassi in funzione elettorale. Insomma, nessuno ha la forza o la voglia o l’interesse o le palle per buttare all’aria la baracca, come sarebbe accaduto in altri tempi di fronte a simili vicende, quando i partiti facevano i partiti.

Ma il problema politico rimane. Riguarda i rapporti dentro il centrodestra (Lega e Forza Italia procedono spesso su piani differenti) e tra il centrodestra e Emanuele Antonelli, che viaggia come un treno, non curandosi, almeno fino a prova contraria, dei segnali che lo invitano a fermarsi o quanto meno a rallentare su certe questioni. In questo modo e per paradosso anche l’isolamento in cui è precipitato finisce per fargli gioco: agisce secondo le sue convinzioni, con inusitato e pragmatico decisionismo, non sempre richiesto. Come nel caso in questione. In più di una occasione ha minacciato le dimissioni, brandendole come arma contro chi dissente, consapevole che se si dimettesse farebbe il danno più eclatante al centrodestra che lo ha espresso. E che per ciò, il centrodestra spesso abbozza.

Detto questo, sabato arriva il principe con il suo codazzo di monarchici. L’auspicio è che la mattinata trascorra velocemente, che coloro i quali intendono rendergli omaggio possano inchinarsi al suo cospetto e lo show si esaurisca alla svelta, così da salutare l’augusto ospite senza ulteriori problemi. Perché di problemi Busto Arsizio ne ha già a sufficienza senza andare a cercarne altri. Senza che sia la stessa amministrazione civica a crearli per motivi più o meno reconditi da riferire anche alla sfera delle singole velleità, seppure alimentate in buona fede e con uguale leggerezza.  Così che di Busto Arsizio si parli in mezza Italia e di nuovo in modo poco edificante. Per poi puntare il dito contro “certa stampa” che fa il proprio lavoro, non si allinea e disturba i manovratori i quali, individuando capri espiatori nei giornalisti, si illudono di scrollarsi di dosso responsabilità che sono soltanto loro.

In fondo sappiamo già come andrà a finire questa enorme canea: passata la festa, si abbasseranno anche i toni, il fiume delle proteste e delle indignazioni ideologiche, di parte e politiche, rientrerà nell’alveo. E sarà come se nulla fosse accaduto. Così da legittimare fin d’ora tutti coloro – e purtroppo non sono pochi – che in città si approcciano a questa, come ad altre situazioni, con il mai dimenticato grido di “me ne frego!”

 

Antonelli emanuele filiberto busto – MALPENSA24