Né caporalato né frode alimentare, il gup riabilita la Pasticceria Paganini di Busto

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BUSTO ARSIZIO – Il fatto non sussiste. Finisce così, con il proscioglimento con formula piena, la vicenda processuale di Simone Paganini e del padre Giuseppe, titolari della storica pasticceria Paganini di Busto Arsizio, precipitati nel tritacarne giudiziario e mediatico esattamente tre anni fa, nell’ottobre del 2019 con il decreto di sequestro preventivo del laboratorio e dei due negozi di loro proprietà, uno in via Mameli, l’altro in Largo Giardino, a ridosso del Tribunale. La procura della Repubblica contestava loro una serie di reati, tra i quali un presunto caporalato nei confronti di alcuni dipendenti. Accusa pesantissima, accanto ad altre che mettevano in dubbio, ad esempio, la correttezza del rapporto di lavoro, fino a minacce e a pagamenti difformi dalle norme e, addirittura, il controllo degli stessi dipendenti con telecamere installate senza che nessuno ne fosse al corrente. Sullo sfondo, la conservazione di alimenti ampiamente scaduti sfociata nel presunto reato di frode alimentare.

La parte amministrativa della questione fu subito sanata con il pagamento di contravvenzioni per 40mila euro. L’aspetto penale – cioè il caporalato, le minacce, la frode alimentare e le irregolarità contrattuali – è stato discusso davanti al gup Tiziana Landoni, che ha assolto Giuseppe e Simone Paganini. Il difensore Cesare Cicorella ha argomentato l’assoluta estraneità degli imputati ai fatti loro contestati. Il legale ha tra l’altro sottolineato come tutta la vicenda abbia preso le mosse dalla denuncia di collaboratori che si ritenevano penalizzati, obbligati a prestazioni lavorative al di là del contratto di lavoro “approfittando del loro stato di bisogno”. Anche l’accusa di sfruttamento del lavoro è stata cancellata dal gup. Per Simone Paganini restano però da pagare 400 euro di multa per un episodio assolutamente marginale, la mancata indicazione dei prodotti surgelati.

Commenta l’avvocato Cicorella: “Fin dall’inizio eravamo sicuri che i signori Paganini non fossero colpevoli dei fatti a loro addebitati. Ma al di là della soddisfazione per l’assoluzione piena resta l’amarezza per quanto accaduto rispetto a un’attività di prestigio nel contesto bustocco. Attività che ha subito un pesantissimo danno d’immagine e non solo, posta sotto i riflettori e al giudizio negativo dell’opinione pubblica per l’enfasi data dai giornali alle indagini e all’esito di esse secondo gli inquirenti. Esiti oggi clamorosamente smentite in sede di giudizio, che hanno posto fine all’incubo di una famiglia di stimati e riconosciuti commercianti”.

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