Newco o fallimento: Accam appesa al voto in assemblea di sabato 6 marzo

BUSTO ARSIZIO – «Il semaforo è o verde o rosso, non c’è più il giallo». Se i 27 Comuni accenderanno il verde, Accam può andare avanti, se invece lampeggerà il rosso sarà la stessa società a portare i libri in tribunale. È il presidente di Accam Angelo Bellora a sintetizzare la situazione della società che gestisce l’inceneritore di Borsano, in vista del voto sulla delibera per la ristrutturazione e salvataggio, promossa dal CdA. Voto che è in programma sabato 6 marzo, quando è stata riconvocata la prosecuzione dell’assemblea dei soci di oggi pomeriggio, 2 marzo. L’impressione è che la riuscita dell’operazione di salvataggio sia innanzitutto appesa al voto del consiglio comunale di Busto Arsizio, previsto per giovedì 4 marzo, sull’atto di indirizzo che dovrà affidare al sindaco Antonelli il mandato per sostenere il progetto della Newco con Amga, Agesp e, in un secondo momento, Cap Holding.

Busto e Legnano ai ferri corti

In assemblea non sono mancati, ancora una volta, toni aspri. La tensione tra i sindaci di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli, e di Legnano, Lorenzo Radice, si taglia con il coltello. I due non se le mandano a dire, nemmeno a microfoni accesi, ma se Radice dichiara che «la palla è nelle mani di Busto», Antonelli chiede che «a parlare siano gli atti». Tra i motivi di contrapposizione parrebbe esserci anche la richiesta di Legnano di mettere a disposizione il terreno di Borsano per un periodo ben più lungo rispetto alla nuova scadenza ipotizzata del 2032, recepita dal CdA nella delibera senza specificare scadenze, ma semplicemente un periodo sufficiente a garantire la sostenibilità degli investimenti sul termovalorizzatore. Attorno gravitano i soci minori, «quasi relegati a spettatori passivi», come denuncia qualche sindaco, e i dipendenti Accam, che in questi giorni hanno incontrato i due sindaci esternando tutte le loro preoccupazioni.

Il punto di non ritorno

Dopo anni di rinvii, la storia di Accam è ad un punto di non ritorno. L’unica via di uscita possibile è nell’approvazione della delibera d’indirizzo che il CdA presieduto da Angelo Bellora ha licenziato appena prima dell’assemblea, illustrandola ai soci e inviandola appena dopo la sospensione dei lavori, che riprenderanno sabato 6 marzo. Frutto del lavoro dei consulenti e declinata dal CdA in base alle dinamiche politiche che si sono sviluppate. «Il percorso verso la Newco è tracciato, con tutti i passaggi cadenzati, mentre le scelte tecniche sull’assetto societario saranno in capo alle società partecipate, Amga e Agesp e in prospettiva Cap – sottolinea Bellora – ora tocca ai soci, e poi ai consigli comunali, decidere se questo è lo sbocco. L’unica alternativa è il fallimento, non sarebbe serio tirare in là con altre procedure concorsuali».

Il piano per la Newco

Il piano prevede l’applicazione di un articolo della legge fallimentare, con i debiti spalmati su cinque anni e una serie di passaggi per garantire la sostenibilità finanziaria dell’operazione. Di fatto, ricalca la manifestazione d’interesse di Amga poi decaduta, delineando un ruolo centrale per Cap Holding, che però, oltre ad aver chiesto prima la messa in sicurezza di Accam, non può entrare in gioco in tempi brevi, perché una progettualità di così vasto profilo richiede tempo. Un primo passaggio della partnership potrebbe essere rappresentato dall’impegno di Cap a fornire una turbina dismessa dall’inceneritore di Sesto San Giovanni, per far ripartire a costi più contenuti la produzione di energia elettrica a Borsano. «Ci auguriamo che un interlocutore importante come Cap sia della partita, ma rischiamo di finire prigionieri di un paradosso – avverte il presidente di Accam – se non entra Cap non parte la Newco, ma la Newco deve partire altrimenti Cap non entra».

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